Zuniga racconta: "Ero della Juve, i tifosi mi fischiavano e scelsi di restare per amore della gente"
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Juan Camilo Zuniga, ex calciatore del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazetta dello Sport parlando anche del suo trascorso in maglia azzurra. Di seguito le sue dichiarazioni: "Con la Fundacion Zuniga seguiamo ben 150 ragazzi che sognano di diventare professionisti. Arrivano da ogni angolo del paese, alcuni di loro hanno un passato difficile. Vivono, studiano e giocano nel nostro centro sportivo e noi proviamo a regalargli un futuro migliore.
Famiglia? Volevo avere la libertà di giocare su un prato con i miei figli, senza sentire dolore al ginocchio. Da giocatore facevo già investimenti, oggi sono un imprenditore, gestisco un’impresa edile ed una fattoria; con l’azienda agricola produciamo latte ed esportiamo frutta e pomodori in tutto il Sudamerica“. Sul calcio e il Napoli? Sono sincero il calcio mi manca tanto, vorrei correre, dribblare e tirare come facevo una volta. Anche dalla Colombia non mi perdo una partita del Napoli, faccio sempre il tifo per gli azzurri, La città, come i tifosi, mi è rimasta nel cuore, sui social ancora oggi ricevo tantissimi messaggi, loro mi amano e io amo loro. Scudetto? Conte è un grande allenatore, la società è solida, i giocatori hanno grinta e spero che a maggio possano festeggiare un altro Scudetto.
Il ritorno in Champions? Finì 1-1 la gara con l’Inter, segnammo io ed Eto’o. Ero un ragazzino che giocava per strada in Colombia e mi sono ritrovato a sfidare Manchester City, Bayern Monaco e Chelsea. La musichetta ce l’ho ancora nella testa. L'addio sfumato? Mi cercò il Barcellona e poi la Juventus; io avevo raggiunto un accordo con Giuseppe Marotta, mancavano solo le firme finali, ma devo dire la verità, cambiai idea nell’amichevole contro il Galatasaray al San Paolo. I tifosi mi fischiavano, ma io feci gol e chiesi scusa alzando le braccia, i fischi continuarono poi si alzò il coro ‘chi non salta juventino è’ e iniziai a saltare anche io. Decisi di restare per amore della gente, che mi voleva bene e io non potevo tradirla, ringrazierò Napoli a vita per tutto quello che mi ha dato.
L'infortunio? Non riuscivo più a rendere in campo, il mio ginocchio non mi consentiva di giocare al massimo dei miei livelli. In realtà già a 10 anni mi venne detto che avrei avuto grossi problemi nella mia carriera e purtroppo così fu. Il rapporto con la società? Quando smisi di allenarmi e giocare iniziarono a girare tante voci su di me, ma non posso dire nulla al presidente De Laurentiis, che ho sempre rispettato e anzi lo ringrazio per avermi concesso l’onore di aver vestito la maglia azzurra. La vita adesso? Voglio solo tanta salute per me e la mia famiglia. Mi sento fortunato per quello che ho, desidero vivere una lunga vita con mia moglie e i miei figli“.
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