Zuniga racconta: "Ero della Juve, i tifosi mi fischiavano e scelsi di restare per amore della gente"

Zuniga racconta: "Ero della Juve, i tifosi mi fischiavano e scelsi di restare per amore della gente"TuttoNapoli.net
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
lunedì 17 febbraio 2025, 21:00Le Interviste
di Davide Baratto

Juan Camilo Zuniga, ex calciatore del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazetta dello Sport parlando anche del suo trascorso in maglia azzurra. Di seguito le sue dichiarazioni: "Con la Fundacion Zuniga seguiamo ben 150 ragazzi che sognano di diventare professionisti. Arrivano da ogni angolo del paese, alcuni di loro hanno un passato difficile. Vivono, studiano e giocano nel nostro centro sportivo e noi proviamo a regalargli un futuro migliore.

Famiglia? Volevo avere la libertà di giocare su un prato con i miei figli, senza sentire dolore al ginocchio. Da giocatore facevo già investimenti, oggi sono un imprenditore, gestisco un’impresa edile ed una fattoria; con l’azienda agricola produciamo latte ed esportiamo frutta e pomodori in tutto il Sudamerica“. Sul calcio e il Napoli? Sono sincero il calcio mi manca tanto, vorrei correre, dribblare e tirare come facevo una volta. Anche dalla Colombia non mi perdo una partita del Napoli, faccio sempre il tifo per gli azzurri, La città, come i tifosi, mi è rimasta nel cuore, sui social ancora oggi ricevo tantissimi messaggi, loro mi amano e io amo loro. Scudetto? Conte è un grande allenatore, la società è solida, i giocatori hanno grinta e spero che a maggio possano festeggiare un altro Scudetto.

Il ritorno in Champions? Finì 1-1 la gara con l’Inter, segnammo io ed Eto’o. Ero un ragazzino che giocava per strada in Colombia e mi sono ritrovato a sfidare Manchester City, Bayern Monaco e Chelsea. La musichetta ce l’ho ancora nella testa. L'addio sfumato? Mi cercò il Barcellona e poi la Juventus; io avevo raggiunto un accordo con Giuseppe Marotta, mancavano solo le firme finali, ma devo dire la verità, cambiai idea nell’amichevole contro il Galatasaray al San Paolo. I tifosi mi fischiavano, ma io feci gol e chiesi scusa alzando le braccia, i fischi continuarono poi si alzò il coro ‘chi non salta juventino è’ e iniziai a saltare anche io. Decisi di restare per amore della gente, che mi voleva bene e io non potevo tradirla, ringrazierò Napoli a vita per tutto quello che mi ha dato.

L'infortunio? Non riuscivo più a rendere in campo, il mio ginocchio non mi consentiva di giocare al massimo dei miei livelli. In realtà già a 10 anni mi venne detto che avrei avuto grossi problemi nella mia carriera e purtroppo così fu. Il rapporto con la società? Quando smisi di allenarmi e giocare iniziarono a girare tante voci su di me, ma non posso dire nulla al presidente De Laurentiis, che ho sempre rispettato e anzi lo ringrazio per avermi concesso l’onore di aver vestito la maglia azzurra. La vita adesso? Voglio solo tanta salute per me e la mia famiglia. Mi sento fortunato per quello che ho, desidero vivere una lunga vita con mia moglie e i miei figli“.