Da 0 a 10: la caz*ata del Napoli in crisi, il gesto osceno di Guendouzi, il labiale rubato a Conte e il nuovo acquisto in attacco

Da 0 a 10: la caz*ata del Napoli in crisi, il gesto osceno di Guendouzi, il labiale rubato a Conte e il nuovo acquisto in attaccoTuttoNapoli.net
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domenica 16 febbraio 2025, 20:40Copertina
di Arturo Minervini
Il Napoli pareggia 2-2 sul campo della Lazio: beffa nel finale per la squadra di Conte che è in piena emergenza. Bravo Raspadori, ottimo Buongiorno

Zero a quelli che ‘La crisi del Napoli’. Che ci vuole poi un coraggio, ‘incoscienti giovani’, o come direbbe Checco Zalone: ma che sono del mestiere questo? Una squadra che non perde da 10 gare, che ne ha vinte 7 di fila, che a pochi minuti dalla fine stava vincendo sui campi di Roma e Lazio non è in crisi, è solo un pochino sfigata. Una fase che appartiene al ‘ritmo delle cose’, della ciclicità della sorte che a volte concede, altre volte toglie. Crisi? ‘Grazie ma no grazie’

Uno al secondo di esitazione sul gol di Dia. Ad un fallo che poteva essere fatto da Juan Jesus, che dice a Politano ‘Damme 'na mano’, ma Matteo arriva in ritardo (poco abituato a difendere su quella fascia). Classico caso di ‘Chiamo io, chiami tu’ che permette a Dia di accumulare quel vantaggio che gli consente di indovinare ancora il mancino sul palo lontano. Questo fa molto più male di quello ininfluente segnato in maglia Salernitana, ‘Amarcord’ più glorioso per qualche tifoso granata. 

Due gol, fatti, ma pure subiti che fanno salire a cinque le gare consecutive con almeno un gol subito, sette in totale, sicuramente una media più alta rispetto alle abitudini. ‘Se ti innamori muori’ e ‘lentamente’ muore chi non smette di curare i dettagli, come fa Rrahmani con quel rilancio di testa in zona centrale, senza compagni nel raggio di dieci metri, che spina la strada al gol a Isaksen. 'Non ti dimentico' Amir, in una stagione sino a qui strepitosa, ma proprio ora non è il momento di certi svarioni. Prestare attenzione è il segreto per la felicità.

Tre pareggi, tutti beccati in rimonta. Fanno male, malissimo, che pare di avere la ‘Febbre’. ‘Tra le mani un cuore’ come il teschio di Amleto, con i dubbi sui motivi che hanno portato a questi passi falsi. Tante le cause, che a cascata hanno generato eventi negativi. Causa ed effetto, azione e reazione, sono animali che si inseguono, l’uno con l’altro, senza stancarsi mai. In un grande loop: Kvara e il sostituto, Danilo che stava già a Castel Volturno e ‘l’Eco’ di un mercato di gennaio che non farà mai smettere di parlare di sé, se non in un solo caso. Quello che ci auguriamo tutti.

Quattro-tre-tre, poi tre-cinque-due. Un cambio forzato che ti porta a cambiare in corsa ed una ‘Balorda nostalgia’ per tutti gli assenti. Conte sa che non poteva fare diversamente, ma racconta tutte le difficoltà che questa nuova mutazione tattica ha generato. “Ma chi faccio entrare’, confessa sconsolato al vice Stellini quando Mazzocchi chiede il cambio e manda in fumo l’ennesimo piano gara, costringendolo a mandare in campo Rafa Marin, che in campionato non aveva mai visto il campo. Antonio pensa a Olivera e Spinazzola e come Bresh ne ‘La tana del Granchio’, canta: fammi solo sapere quando vuoi guarire. 

Cinque cambi a disposizione, Conte ne fa solo due (il secondo pure forzato dai problemi di Mazzocchi). Il tema è caldissimo e andrebbe analizzato con lucidità. Ci sono gli infortuni, vero. Gli acquisti mancati, vero. Possibile, però, che Billing non possa dare 10 minuti nel finale ad un Anguissa stanco e ammonito? Ci sono tempi di vacche grasse e di vacche magre come ne ‘L'albero delle noci’, ogni tanto si potrebbe cercare un compromesso con il proprio integralismo. Che, chiariamolo, è il punto di forza di Conte, ma ogni tanto può pure essere un problemino.

Sei come sessanta minuti nelle gambe di Buongiorno che torna da dominatore dopo la lunga assenza. Alza subito i decibel Alessandro, con anticipi perfetto ed un’intensità incredibile su ogni giocata. C’è del buono nella serata romana, perchè con Alessandro in campo ci sentiamo tutti più sicuri, ‘la cura per me’ per quei problemi di gol presi può e deve essere il suo pieno recupero fisico. 'Volevo essere un duro'. E ci sono riuscito.

Dimenticarsi delle Sette. Ci perdonerà Elodie per la piccola variazione sul tema, ma qua bisogna ribadirlo con forza: il Napoli prima di questi tre pareggi ha vinto sette gare di fila. E dobbiamo ricordarcelo pure noi, con qualcuno che in città non vede l’ora di annunciare l’ultimo ‘Battito’ di questa squadra. Conte l’ha detto più volte: vi dò ‘la mia parola’ che non molleremo mai e l’ha ribadito con orgoglio dopo la Lazio: ‘non sarà facile per nessuno batterci’. È lunga ragazzi, molto lunga e bisogna scegliere da che parte stare. Insomma ‘Tu con chi fai l’amore?’.

Ottosette, come il minuto in cui la Lazio trova il pari con Dia. Eppure in casa laziale tutti si dicono rammaricati, addirittura rabbiosi per il pari. Un pochino di ‘Fango in paradiso’ insomma, con una visione eccessivamente parziale di un match da pareggio fondamentalmente giusto. Spocchiosa la squadra di Baroni, fino al gesto antisportivo di un Guendozi che va a sbraitare a dieci centimetri dalla faccia di Di Lorenzo sul 2-2. Fuorilegge e pure distratto, dimentica che questi gesti poi alla fine ti si ritorcono sempre contro.

Nove a Raspadori, ragazzo da sempre indicato come uno con la ‘Pelle diamante’ ed un talento ancora tutto da far esplodere. Conte lo piazza nel suo ruolo naturale e lui gli risponde facendo gli occhi a ‘cuoricini’: un gol che ne racconta il potenziale, la capacità di trovare nello stretto lo spazio per liberare il tiro, destro o sinistro per Jack non fa alcuna differenza. Nell’emergenza estrema, si nascondono sempre nuove opportunità. Ai cambiamenti sopravvive solo chi trova la forza di sapersi adattare e allora ‘Viva la vita’ nuova di Giacomo. Che non è un esterno, non una mezzala, non un centravanti, ma una meravigliosa seconda punta. Può essere lui il rinforzo di febbraio.

Dieci al gruppo, che per quella maglia si sacrificherebbe ‘Mille volte ancora’. Si riparte sempre da lì, in fondo non ci siamo mai mossi da lì. Da una squadra che non ha, ora più che mai, solisti, che si regge sull’idea impiantata nella testa dei calciatori da parte dell’allenatore, prova a coltivarla, nonostante tutto, mettendoci 'Anema e core' anche quando sa di non essere bella, di non poter essere bella come vorrebbe. Un inno a resistere, come la gemma di Cristicchi ‘Quando sarai piccola’. Con abbracci da non sprecare per un altro giorno insieme a te. La vera forza di un guerriero di Conte è il guerriero al suo fianco.

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