Guido Clemente di San Luca a TN - "Direzione Orsato vergognosamente illegittima"
Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, fa il punto della situazione sul momento dei casa Napoli.
"La direzione arbitrale di Napoli-Torino. È stata vergognosamente illegittima. Dobbiamo prendere consapevolezza che queste performance indecenti sono rese possibili anche da un esecrabile modo di commentare, nei media che contano, propugnante il «lasciar correre»: giornalisti, ex allenatori, ex calciatori, ex arbitri, fanno a gara a chi invita di più a violare le regole del gioco, per favorirne la velocizzazione. Non possiamo coltivare la speranza di una competizione corretta se le regole non vengono fatte rispettare, predicando di affidarsi al paradigma (non della regola, ma) del «metro arbitrale». Questo è un inganno bello e buono. Con esso l’arbitro diventa assegnatario di un potere arbitrario, legibus solutus, potendo scegliere liberamente se fischiare o no i falli.
Basta guardare alla gestualità di Orsato, al suo modo di porsi nello spazio del campo, laddove, convinto di praticare il «lasciar giocare», alza le braccia compiaciuto. Peccato che poi, per indirizzare la partita a suo piacimento, in situazioni del tutto analoghe, decide quando vuole lui se sanzionare o no i falli. Dando corso a questa deprecabile tendenza, nessuno può dirgli alcunché, perché sta applicando il suo «metro», legittimato ad operare contra legem. Non sanziona il gioco illegittimamente ostruzionistico del Toro, sorvola sui falli sistematici (incredibilmente, ad esempio, non ammonisce Linetty) e consente le perdite di tempo. Lo ha ben sottolineato Minervini: «se permetti di dar calci, penalizzi la squadra che vuole giocare a calcio».
Ripetiamolo. Un fallo c’è oppur no, non perché lo decide l’arbitro, bensì per l’essere l’intervento conforme o meno al paradigma normativo di riferimento. «Rigore è quando arbitro fischia», il famoso detto di Boskov è un inno alla illegalità. Nessuno può pensare che la mancanza di sanzione renda legittimo un comportamento contrario alla legge. Certo, sul piano degli effetti concreti, anche chi passa col rosso senza essere sanzionato dal vigile la fa franca. Ma la decisione che omette la rilevazione di quel comportamento è illegittima.
Purtroppo, la tendenza a svuotare la legalità va diffondendosi anche nell’ordinamento generale, talvolta dovendo ascoltare giudici affermare apertamente che «la legge non si porta più». Come se il rispetto della legge fosse una moda passeggera: allo stesso modo in cui è venuta, così può passare.
2. Un pensiero su Calzona. Ciò posto, il Napoli col Toro, nonostante la illegittima ed iniqua direzione di gara, avrebbe vinto comunque se avesse buttato in porta una delle 7-8 palle gol nitide create. Rivedi gli highlights e le statistiche della gara e ti accorgi di un dominio netto e indiscutibile. Diversamente dai più, nel giudizio mi sforzo di non farmi influenzare dai risultati. Altrimenti Calzona andrebbe valutato non diversamente da Garcia e Mazzarri. Se avessimo battuto Cagliari, Sassuolo, Juventus e Torino, allora sì potrebbe dirsi con gioia che il corso delle cose è cambiato. Con i 4 punti persi con Cagliari e Torino, saremmo a 48, quinti con la Roma, a tre soli punti dal Bologna. Sforzandoci di praticare l’onestà intellettuale, dobbiamo riconoscere a ciascuno il suo.
Il francese aveva desertificato la squadra, nel corpo e nell’anima. Walterone l’ha ricostituita fisicamente, avviando il processo di risveglio dell’anima. Calzona sta ben operando nel riedificare la perduta identità del gioco e la convinzione nei propri mezzi dei giocatori. La speranza sembra essere confortata da significativi segnali di miglioramento. Ovviamente anche lui fa scelte discutibili (perché Simeone e Lindstrom giocano così poco? Non sarebbe il caso di adottare qualche attenuazione della costruzione dal basso per evitare di subire gol sistematicamente?). Contrariamente al pensiero dominante, invece, credo che faccia benissimo con Zielinski. Sul quale piove, alla stessa stregua che su Meret, una pioggia di critiche basate su pregiudizi. Quasi tutti a far congetture sul suo esser con la testa altrove. Personalmente ho guardato la partita con occhio prevalente su di lui. S’è mosso continuamente, dettando il passaggio. Resta indispensabile (più di Anguissa) nel cucire il gioco fra Lobotka e Kvara. Piotr non è un danno, ma una risorsa. Lo stesso ostracismo preconcetto versato assertivamente, senza argomenti fondati, su Meret.
3. Il Presidente fra il bene e il male. Su due temi AdL va apprezzato. Il primo è quello secondo cui ha – forse nemmeno del tutto consapevolmente – dichiarato che tutti devono poter vedere il calcio, di fatto sostenendo (come vado predicando da tempo) che è servizio pubblico. È più che condivisibile poi la sua battaglia di legalità per il mondiale per club: è contro i principi e i valori dello sport consentire che vi prenda parte la Juventus sulla base di un punteggio conseguito illegittimamente. Sullo stadio, invece, si è espresso in modo avventato. Non si può parlare in quel modo, senza cioè partire dalla legge (che codifica l’interesse pubblico), come se il suolo fosse cosa sempre disponibile senza limiti e vincoli: nemmeno se fosse del tutto in appartenenza privata si potrebbe fare ciò che si vuole, figuriamoci laddove si tratti di beni pubblici.
Prima di fare proclami, bisognerebbe verificare tante cose: l’appartenenza proprietaria, la destinazione nello zoning del PRG, lo stato della bonifica, ecc. Ancora una volta s’è fatto dominare dalla proverbiale spavalderia. Sulle prospettive aziendali è perfettamente titolato a parlare, potendo dire ciò che vuole perché è il suo terreno (salvo poi doversi cospargere il capo di cenere pure lì, quando fa i disastri che ha fatto quest’anno, anche a scapito dei suoi stessi interessi). Ma non va bene esprimersi con quella sicumera e arrogante prosopopea su cose che non dipendono da lui, delle quali ha scarsissima consapevolezza. Gli manca totalmente la cultura del bene comune, il quale è patrimonio esclusivo delle istituzioni pubbliche".
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