Napoli, giornata tipo da frati cappuccini, sveglia alle 7!
Dopo cena si è fumato una sigaretta in santa pace. E di gusto. Mirando le stelle a tappeto sul cielo di Folgarida. Una serata fresca dopo gli scrosci di pioggia del pomeriggio. Poi si è accomodato sul palco del centro congressi. Tuta azzurra e scarpe-tennis. Capelli corti, quasi a spazzola. Me li taglierò magari a zero, promette Walter Mazzarri, se il Napoli dovesse per caso vincere lo scudetto. “No, spogliarmi no: questo lo lascio fare alle veline, ma preferisco sempre tenere i piedi ben piantati per terra e lavorare sodo”. Di buon umore, più di altre volte, però senza lasciarsi mai andare. Anzi, gli occhi spiano sempre attenti la platea e non hanno lampi generosi se non quando un tifoso gli dice che è il miglior allenatore italiano sulla piazza. E allora sì che si schermisce, persino timido e un po’ imbarazzato. Con lui i tre neoacquisti che si contenderanno due posti nel cuore di un centrocampo che la stagione scorsa era di Pazienza, passato alla Juve, e di Gargano che se ne dovrebbe andare: Gokham Inler, Blerim Dzemaili e Marco Donadel. Che si guardano un con l’altro, ma mai in cagnesco. “Quest’anno tra campionato, Champions e Coppa Italia giocheremo ogni tre quattro giorni, quindi ci sarà spazio per tutti e non mancherà il turnover, così come è certo che non guarderò in faccia nessuno e farò giocare quelli che solo il campo mi saprà consigliare e dire che durante la settimana sono stati i più meritevoli”.
La giornata-tipo del Napoli in Val di Sole è da frati cappuccini del convento di Terzolas che non è poi tanto lontano da Dimaro: sveglia alle 7.15, colazione e allenamento alle 9.30, che non finisce mai prima delle 11.30, pranzo intorno a mezzogiorno, una meritata pennichella, ancora in campo per un paio d’ore alle 16.30, partitella e corsa per i sentieri che salgono nei boschi e accompagnano il corso del Noce, cena presto e poi tutti a nanna. Con le galline. “Io gradirei, racconta Mazzarri, che i giocatori andassero a letto anche prima delle 22: stanno lavorando sodo e quindi hanno bisogno di riposare il più possibile. Si stanno sacrificando loro per voi, dice rivolto ai tifosi, perché il Napoli vi possa piacere anche più, se possibile, dell’anno scorso quando abbiamo disputato un campionato per molti versi strabiliante: non sarà facile, ma ci stiamo provando. E dunque vi chiedo e vi prego d’avere pure voi un po’ di pazienza se non sempre si fermano e si trattengono con voi a firmare autografi. Hanno i minuti contati e, ve lo garantisco, a sera sono stanchi morti. In fondo li sto spremendo tutti come limoni, ma vedrete che ne varrà la pena. O almeno lo spero”.
Il teatro s’infiamma: è tutto con Mazzarri e lui ringrazia: “Vedo che avete capito”. E allora, già che c’è, si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe. “Dicevano tempo fa i santoni del calcio che la difesa a tre era ormai superata e invece adesso la provano a fare tutti. Non so se ce la copiano, certo è che ora siamo in piena controtendenza”. Sospira profondo e riattacca: “Di sicuro io non cambierò modulo dal momento che noi e l’Udinese siamo stati nella passata stagione i più belli in Italia a livello di gioco e siamo piaciuti alla gente più ancora forse che agli esperti”. Poi all’improvviso, quando il collegamento con Sky Sport 24 era ormai agli sgoccioli, ecco salire sul palco Aurelio De Laurentiis che inevitabilmente gli ruba la scena e pure quasi il microfono. Però c’è ancora il tempo perché lui e il presidente, a gran richiesta del pubblico e in particolare di una tifosa napoletana di Pisa, s’abbraccino al centro del palcoscenico come due fratelli che non solo a parole sono tornati ad andare d’amore e d’accordo. “Anche se io preferisco abbracciare, sia chiaro, le donne”, ha chiuso l’allenatore livornese al quale piace sempre mettere tutti i puntini sulle i. E fa molto bene. Specie di questi tempi.
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