Da 0 a 10: il nuovo scandalo Atalanta, i vergognosi 228’ di Neres, la mazzata di Conte a Kvara e la crocifissione prematura di Lukaku
Zero a questa ricerca esasperata della favola da raccontare, quasi fosse una necessita per smacchiare il nostro calcio dai propri orrori. Dai mostri che l’hanno ridotto a carta straccia. L’Atalanta è una realtà incredibile, ha segnato un decennio sportivo e merita già un posto nella storia del nostro pallone. Si avverte nell’aria, però, una narrazione tossica, un bisogno di identificare la Dea come la Panacea di questa Serie A: pare che debbano vincerla, per purificarla. Il rigore non assegnato al Cagliari, che segue una serie di episodi ancor più scandalosi, è inquietante.
Uno l’assist di un McTominay per Lukaku: siamo nani sulle spalle dei gigante avrebbe detto Umberto Eco. I due colossi azzurri rimettono in carreggiata la squadra, con Scott che riemerge alla grande dopo il primo tempo più brutto di questa sua nuova vita in azzurro. Il calcio verticale che vorrebbe Conte, la profondità di cui ha bisogno Lukaku, la visione di McT che riesce ad essere sempre un fattore: terzo assist e già tre gol in campionato.
Due tocchi e Frank viaggia con assoluta determinazione verso la porta, manco fosse in lizza per un posto il pole position davanti ad una cassa del supermercato nei giorni di Natale. Bella l’azione, bravi Di Lorenzo e Simeone a prevedere con anticipo la giocata e mettere nel ghiaccio la vittoria. Come nel gol di Lukaku, una conferma ulteriore di quello che Conte vorrebbe dal suo Napoli in fase offensiva: verticalità, ad ogni costo.
Tre gol non li segnavamo da quando andavamo in giro a maniche corte e il pandoro faceva le sue prime timide apparizioni tra gli scaffali dei supermercati. Era il 4 ottobre, c’era il Como al Maradona, da allora tanta fatica a trovare il gol più di una volta a partita (solo in casa del Milan ne avevamo segnati due). È palese che l’attacco sia il reparto dove ci sia più lavoro da fare, ma il potenziale a disposizione è alto e va sfruttato. Vedi il punto successivo.
Quattro difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti: vorremmo avvisare il mondo intero che è illegale solo nello stato del Texas, in Italia si può fare. In questa ipnosi collettiva, pare che ci siamo tutti convinti che il 4-3-3 non si possa fare, che Politano debba fare per forza il terzino, perchè altrimenti gli equilibri vanno a farsi friggere. NON È VERO! Si può fare, l’ha fatto Sarri, l’ha fatto Spalletti, deve capirlo anche Conte: ci sono gare in cui David Neres può giocare a destra e Kvara a sinistra. Si può scegliere, di fare un calcio più offensivo, si deve valorizzare l’incredibile patrimonio che il brasiliano e il georgiano rappresentano. Basta condannare Politano a fare l’Oliver Twist della situazione. Va bene la prudenza nei big match, ma contro squadre che t’aspettano per 70’ c’è poco da difendere.
Cinque minuti per Raspadori e Ngonge, Simeone all’80 e Gilmour solo per sporcare la maglia. Conte continua ad esasperare questa sua tendenza nel fare i cambi molto tardi, dando un senso di incompiuto ad una panchina che invece potrebbe essere molto utile, anche per preservare i titolari. Difficile immaginare che Gilmour non possa essere utile per più di 1’, che Lobotka non possa respirare un pochino prima, che Ngonge debba dare il cambio a Politano solo quando quest’ultimo è prossimo allo stramazzare al suolo. Pare che Antonio voglia convincere qualcuno che, in fondo, di molte riserve proprio non si fida.
Sei gol e quattro assist per il Big interrogativo della stagione. Tutti ne parlano, lo confrontano, lo bocciano, nessuno ha voglia di analizzare le cause di queste difficoltà. La risposta sta proprio nel gol liberatorio di Udine, col pallone in profondità e il motore azionato a spostare quel corpo che poi nessun difensore può spostare se è in corsa. Lukaku ha segnato 6 gol in 1058’: ovvero ogni 176’. In questi minuti giocati, ha fornito pure 4 assist. Qui, dunque, non si può discutere la capacità di far gol o servire assist, si dovrebbe comprendere perchè gli capitano così poche occasioni. Folle pensare che esistano colpe non solo sue? Che questa continua sua ricerca nel ruolo di sponda, sacrifica in maniera brutale l’altro aspetto del suo gioco, ovvero la profondità? “Noi abbiamo bisogno d’incolpar sempre qualcuno dei nostri danni e delle nostre sciagure”.
Sette punti di vantaggio sulla Juve rappresentano una prima importante spaccatura, un fondo d’investimento per quello che è l’obiettivo del ritorno in Champions. Nella settimana in cui Thiago Motta è stato esaltato come il nuovo Guardiola, come se il portinaio della Nasa si definisse un astronauta, il tecnico bianconero s’è ritrovato a strappare un pari al 94’ contro il Venezia d’assalto di Eusebio Di Francesco. L’ira dei tifosi juventini ha colpito pure Giuntoli: ‘mala tempora currunt sed peiora parantur’ per Cristiano.
Otto partite fuori casa: cinque vinte, due pareggiate (sui campi di Juve e Inter) e la sola sconfitta all’esordio contro l’Hellas nelle condizioni che tutti conosciamo. Fuori casa il Napoli è solido, determinato, abile a riconoscere il momento ed a cogliere l’attimo. La difesa regge, Meret si sporca i guanti solo sul rigore dove è bravo e sfortunato. L’attacco ha qualità, anche senza Kvara a cui Conte ha già dedicato una piccola frecciatina: “Neres al posto di Politano? Perchè, non può giocare dove ha giocato oggi?! Gioca chi sta meglio”. Io Kvara lo farei giocare pure con 39,4 di febbre.
Nove ad Anguissa, che occupa il 99% del territorio friulano con i suoi tentacoli. Accorcia, poi ritorno, attacca, ma trova pure il tempo di distruggere: fa tante cose, tutte utili. È il Frank in versione dominatore che conosciamo, che quando gioca queste partite qui devi solo lasciarti trascinare, una specie di rimorchio a cui puoi attaccarti anche se hai finito la benzina. L’azione del gol è un misto tra l’affondo di un Running back del football americano ed una penetrazione in terzo tempo di Giannis Antetokounmpo. In stile Giggino Don Perignon: “Luatv ‘nu poc a nanz!”
Dieci alla cover di David Neres, che pare il Pocho Lavezzi il 2 settembre del 2007, quando fece a brandelli proprio l’Udinese nella gara che lo fece subito entrare nel cuore dei napoletani. Si allunga, pare cadere, ma non cade. Riparte. Quando gli altri rallentano, lui accelera. Sembra un messaggio vocale di whatsapp ascoltato a x2, mentre gli altri si muovono al rallentatore. Si è preso la scena, senza nemmeno muovere un sopracciglio. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, dominare in questo modo una partita in Serie A. Mai più senza. Conte trovi il modo per farlo giocare con Kvara. Prima di Udine aveva giocato la miseria di 228 in tutto il campionato: FOLLIA!
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