Da 0 a 10: Spalletti 'minaccia' gli ultras, le scandalose parole di Ambrosini, i disastri dell'arbitro inetto e la notizia bomba su Osimhen
Zero al Ras della Fossa. Ambrosini si camuffa da seconda voce, ma nessuno può nascondere la propria passione. La colpa non è di Ambrosini, lo stesso che girava mezzo nudo in maglia Milan col cartello rivolto agli interisti ‘Lo scudetto mettilo nel culo’. È offensiva la scelta di Amazon verso i propri abbonati napoletani, un imbarazzando castello dialettico che nemmeno Abantatuono in Eccezzziunale... veramente. Dopo l’opzione prime, pure quella ultrà al commento. Sempre avanti Bezos
Uno il minuto trascorso, un pallone che vaga in area rossonera, Kvaratskhelia che non trova lo spiraglio di luce per consegnare alla gloria la sfera calciata col mancino. Poteva fare di più? Forse. Sarebbe bastato mirare sotto la traversa, come aveva fatto nel gol contro l’Atalanta, ma restano chiacchiere del giorno dopo. Il fattore C, sarebbe servito il fattore Culo, con quel pallone che si infila tra le gambe del muro rossonero. A volte i proverbi mentono: poche visto ho ammirato calciatori più audaci di Kvara, avrebbe meritato l’aiuto della Dea Fortuna.
Due occasioni clamorose, con l’uomo in meno e Ambrosini che va in iperventilazione sul tiro di Di Lorenzo per poi tacere, ad un passo dall’infarto. Si riparte da lì, da quella testa dura, da quell’essere Napoli fino in fondo, dal fuoco che brucia più alto sul braciere di chi è vittima di un’ingiustizia. La paura era negli occhi di tutto il Milan al fischio finale, consapevoli di essere dominati dal Napoli e coccolati da un arbitro più casalingo di un paio di pantofole di lana.
Tre ad un arbitro scarso. Ma proprio scarso, che così scarsi se ne sono visti pochi. Rovina la partita, ne perde il controllo dopo pochi minuti quando non ammonisce Leo che manda in frantumi la bandierina. Tutto ciò che seguirà, sarà conseguenza della sua inettitudine: Umiliante inferiorità nei confronti dei propri compiti. Preserva Krunic (diffidato) dal giallo manco fosse un Panda in estinzione, cambia le carte dal mazzo come un baro da quattro soldi nel film Montecarlo Gran Casinò. Il famoso ‘Blasone’ è sceso in campo, diventando un fattore.
Quattro all’esitazione di Mario Rui, in certe occasioni va seguito il principio Plata-Plomo stile Escobar: o palla o uomo, tertium non datur. Va in pressing alto, troppo alto, lasciandosi sfuggire Brahim con troppo campo scoperto e il conto da pagare è salatissimo. Come insegna il maestro Yoda: “No, provare no. Fare o non fare. Non c'è provare"
Cinque dita e la manona di Maignan si traveste da Mr. Fantastic e respinge lo stoico tentativo di uno stoico capitano. Inevitabile, ma anche poco utile, il confronto col dirimpettaio Meret: il gioco del giorno è trovarne le responsabilità (minime) sul gol Bennaccer. Come sarebbe finita a portieri invertiti? Probabilmente diversamente. Come sarebbe finita con Osimhen in campo ed un arbitro all’altezza? Sicuramente diversamente. Mi soffermerei su questo secondo aspetto.
Sei e mezzo a Ndombele, che entra guascone e fa come il calabrone che se ne infischia di non poter volare. Col Napoli in dieci, e la logica che imporrebbe di non attaccare, lui vuole attaccare. E fa accadere cose, dribbla, è incisivo nei passaggi, non si perde nelle paure che hanno invece inghiottito Lozano per tutta la gara. Il pedigree è quello del campione, le notti di Champions sembrano riaccendere la lampadina della volontà, spesso intermittente. Al ritorno punterei su lui per sostituire Anguissa. Variabile impazzita.
Sette a Lobotka, che fa il monaco amanuense: da solo prova a riscrivere il copione della partita, resta piegato sulla schiena alla ricerca del miglior calcio e delle migliori parole a cui attingere. Se ne frega della pressione che gli viene portata, quando si mette in movimento è l’ago di una bussola che indica sempre la giusta direzione. Guccini direbbe: “Ho ancora la forza di non tirarmi indietro, di scegliermi la vita masticando ogni metro”. Ti seguiremmo in capo al mondo Stan.
Otto ai ragazzi, i nostri ragazzi, di cui non si può che essere orgogliosi. Nella tana del Blasone del Milan hanno tirato 16 volte, avuto 4/5 occasioni clamorose pur senza il primo, senza il secondo e senza il terzo (Raspadori non è in condizioni) centravanti. Ci hanno regalato un’attesa che è vita. Il cuore che trema, che attende, che sogna. È un viaggio ai confini dell’amore questa partita di ritorno, un regalo inatteso tutto da scartare. Lasciateli liberi di sbagliare. Lasciateli liberi di sognare. Lasciateli liberi di essere liberi.Di essere il Napoli. Conterà solo l’anima e la carica che dobbiamo trasmettere a questa orchestra di geniacci. Ci crediamoci. Ci credono. Comunque vada. Non esiste sconfitta nel cuore di chi lotta.
Nove che mancava e che ci sarà al 100% al Maradona: la notizia bomba arriva nel dopo gara. È in arrivo il Cavaliere Nero ed al cavaliere nero ‘Non je dovete caca er cazzo’. Torna V per Vendetta, Victor che avrà assorbito tanta di quella energia da poter soddisfare il fabbisogno elettrico dell’intero, manco fosse un buco nero. Sarà lui a dettare il ritmo, a guidare sul monte la riscossa rubando il discorso a William Wallace: “Siete venuti a combattere da uomini liberi e uomini liberi siete. Senza libertà cosa farete? Combatterete?”. Osimhen la risposta la conosce, la conosciamo anche noi. Combatteranno, certo che combatteranno. Con una grande differenza: al ritorno avranno l’arma per pugnalare il diavolo.
Dieci allo storico ultimatum di Spalletti agli ultras e ai gruppi organizzati: “Se trovo un Maradona come quello della gara di campionato col Milan, me ne vado”. Uomini forti, frasi fortissime, prese di posizione storiche e necessarie. Le parole di Luciano sono una bomba lanciata al centro della contesa, non lasciano nessuno esente da responsabilità. C’è l’eternità che passa dalle parti di Fuorigrotta, che magari non fa più fermate. E noi stiamo ancora a discutere, a litigare, a starnazzare come quelli che non capiscono che è il tempo di una rivoluzione. E nelle rivoluzioni il popolo deve andare nella stessa direzione, muoversi compatto verso quel sogno chiamato giustizia. Vestiamoci di azzurro, che siano sciarpe, bandiere, mutande, fate come vi pare. In 90’ e spiccioli ci si gioca un visto per il Paradiso: non c’è niente di più importante.
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