Da 0 a 10: Osimhen massacrato sui social, la sfiga storica, il bonus del Governo per Kvara ed il Sexy Shop di Lobotka
Zero agli incontinenti del commento. Che proprio gli scappa, che manco aspettano la fine delle partite e già inondando i social di insulti uno per cui in teoria dovrebbero fare il tifo. È accaduto con Osimhen, letteralmente massacrato per la prima mezz’ora in campo dopo 40 giorni di infortunio. È la più grande minaccia che incombe su questa squadra pericolosa: pensare che non saranno tutti utili al raggiungimento dello scopo. Sedate i vostre polpastrelli, comprate un anti-stress.
Uno il grande rammarico: questa sosta di 50 giorni per il Mondiale. Una sfiga clamorosa per una squadra che viaggia ad una velocità differente da tutte le altre, uno stop forzato che non ha precedenti nella storia del calcio. Un Caravaggio che a metà dipinto smette di disegnare: un crimine contro la bellezza.
Due gol subiti, non accadeva dal 15 agosto nella trasferta di Verona. Si è concesso qualche leggerezza di troppo il Napoli, che corre il grande rischio di specchiarsi in questo splendore che adesso attira gli sguardi di tutto il mondo del pallone. “Sai come mai una nave galleggia mentre un sasso no? Il sasso guarda solo verso il fondo. La nave ha un segreto, il suo sguardo non è verso il basso ma verso l’alto. Bisbigliando grandezze che l’oscurità non ha mai conosciuto”. Scegliamo di essere come la nave.
Tre gol in stagione, dopo uno stop forzato. Osimhen è un dipinto impressionista, va giudicato facendo un passo indietro, osservandolo nell’insieme dei suo contorni poco definiti. L’atletismo abbacinante, la fisicità straripante e la famelica volontà di procacciare palloni rappresentano gli elementi essenziali di un attaccante che in 40 minuti riesce a procurarsi 4 occasioni nitide per far gol. C’è tutto Victor nello scatto di 50 metri per andare a pressare su un pallone che non sembra mai poter essere suo, e invece lo diventa. Bentornato.
Quattro su quattro, senza mai voltarsi indietro. Il Napoli ha lanciato un grande segnale di uguaglianza al mondo intero, ha strapazzato gli avversari senza fare distinzioni, trattando tutti allo stesso modo: massacrandoli. Schreuder dice che gli azzurri avevano un po’ di paura dell’Ajax, così fosse i ragazzi hanno finto davvero molto bene. Perchè nessuno se n’è accorto. Manco col Dream Team nel 1992 s’era vista una differenza così netta tra due squadra che provavano a fare lo stesso gioco.
Cinque dita su un pallone da consegnare all’amico Kvara. Come donare un pezzo di pane dopo sei settimane di digiuno dal gol: la rinuncia di Osimhen è la più grande garanzia sul domani di questa squadra. Racchiude in se tutta la voglia di storia che pervade questo gruppo, la convinzione crescente di poter scolpire in eterno i propri nomi tra quelli che, da assoluti sfavoriti, si lasciarono alle spalle tutti gli altri. “Non è la paura a governarlo, un'accresciuta percezione delle cose”.
Sei assist (già sei!) in stagione per Zielinski. Come rugiada che scivola su una foglia, così il pallone di Piotr scende sulla testa di Lozano a miracol mostrare. Una visione d’amore purissima, la sublimazione del pensiero che si fa gesto. Rendere apparentemente semplice ciò che semplice non è affatto. Dominare il tempo e lo spazio, proiettandosi con la mente a ciò che dovrà ancora accadere: questo chiamo io magia. Ed a Piotr manca solo il cappello col cilindro. Magic Zielu.
Sette a Lozano, che c’ha preso il vizio e segna dopo Cremona. L’Aerosol con soluzione olandese fa bene ai polmoni del Chucky, che dopo la bella prova di Amsterdam conferma di aver imbeccato la retta via. Sterzate, cambi di passo, scatti in profondità: un’interessante variazione sul tema rispetto al modo di interpretare il ruolo di Politano. “Confusione è una parola che abbiamo inventato per un ordine che non si comprende”. Metto like.
Otto a Raspadori che in 127 minuti di Champions ha già segnato 4 gol. C’è qualcosa di speciale in Giacomo, che addomestica il pallone servito da Kvara come la volpe del piccolo principe. L’abitudine a far cose straordinarie, la sacralità del rito della rete che rischia di essere distrutta dalla potenza del mancino che lascia tutti pietrificati. Pare Medusa, che ti guarda e non ti concede nessuna possibilità di replica. “Quando ti smarrirai nei tuoi stessi capelli, non dimenticarmi, ricordati che t’amo”. Siamo tutti Neruda con Jack.
Nove-sette, ovvero 97% di precisione per l’uomo che sussurrava alla perfezione, un sexy shop di idee pallonare. Fa il regista divinamente, poi cambia d’abito e assume le sembianze della mezzala che accelera e lascia tutti a seguire le sue impronte. Piccoli passi, che danno il via ad un viaggio che può portarti fino all’altro capo del mondo. Perchè alla fine arriva sempre Stan, che rischi di darlo per scontato ed invece è il principio di tutto questo Napoli. Ho provato a pensare a qualcuno più forte di lui in quella posizione in questo momento. E ci sto ancora pensando. Senza successo.
Dieci a sua maestà Kvaratskhelia. Esibizione di forza pura, crudele, per certi versi impietosa: accelera col destro, col mancino, va in ogni direzione come un vento che devasta tutto ciò che trova ad ostacolare il suo percorso. Non c’è possibilità di negoziare, non esiste un’azione in cui non pensi di fare qualcosa di decisivo. Non si riposa mai e costringe i difensori ad uno sforzo mentale che li porta all’esaurimento nervoso. Il prossimo governo dovrebbe inserire il bonus psicologo per quelli che devono marcarlo: ti fa uscire fuori di testa. È nata una stella. E brilla. Brilla assai. Come terapia quotidiana prendiamo un foglio e iniziamo a scrivere cento volte: Devo smettere di pensare a quanto sia forte Kvaratskhelia…
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