Da 0 a 10: la caccia a Kvara di Spalletti, la proposta shock alle Pay-Tv, il delirio di Alvini e Simeone positivo al test anti-Cazzimma
Zero a questa malsana idea, alimentata da qualche personaggio in cerca d’autore, che il Napoli debba non solo vincere tutte le gare, ma pure dominarle nel gioco e nel risultato. Il calcio è come l’amore: vince chi sa affrontare le giornate storte. Quelle delle imperfezioni, delle occhiaie, dei capelli spettinati. I campionati si vincono quando sei meno bello del solito. E a nessuno va negato il diritto di essere imperfetti, almeno una volta ogni tanto. Chi racconta il contrario è un illuso e un bugiardo, quasi come gli spot degli stiratori verticali che promettono di risolvere tutti i problemi. E invece proprio no.
Uno il gol della Cremonese, che nasce da un tiro rimpallato che si trasforma in un dono dal cielo per Dessers. Per il resto, tanto impegno e qualche mischia per la squadra di Alvini, che a fine gara sembra di aver subito il furto del secolo, manco avessero trafugato la Gioconda dal Louvre. Il mezzo rigore, era rigore. E dopo il rigore il Napoli ne ha fatti altre tre. Piccolissimo dettaglio sfuggito al generoso tecnico dei lombardi. Tipo Aldo, Giovanni e Giacomo dopo la partita sulla spiaggia: “Meraviglioso, bello, bello, intanto come abbiamo fatto a perdere 10-3?”.
Due che si abbracciano a fine gara. Sono Kvaratskhelia e Spalletti, anelli ricavati da metalli differenti e fusi nella stessa idea: la squadra prima di tutto. Luciano è raggiante per l'assist che Kvara ha servito a Lozano, quando poteva calciare e prendersi lui la gloria del gol: ”Il gol è suo" ha dichiarato Luciano nel dopo gara. Il segreto di questo Napoli è dirsi le cose in faccia e risolverle poi sul campo. “Non andate mai a letto senza aver fatto la pace” disse papa Francesco nella sua visita napoletana. Sembra uno dei cardini di questo gruppo.
Tre assist consecutivi in campionato del Pinturicchio col piede mancino. Pennella ancora Mario Rui, che lucida quel sinistro che è una catapulta per sfondare la roccaforte avversaria. Ci mette qualità e cattiveria, abbinando delicatezza e irruenza in base alla necessità. Con Olivera a mettergli pressione alle spalle ha alzato l’asticella di attenzione e di determinazione. “Poesia e simbolismo sono sempre stati inseparabili. Come i pirati e il rum”.
Quattro gol stagionali per Politano, altro frammento del capolavoro gestionale estivo. Matteo si era appicciato da solo il cartello ‘in vendita’, il Napoli ha gestito il tutto affidando al tempo la cura di una ferita rivelatasi marginale. Voleva sentirsi al centro del progetto Matteo ed ora si ritrova titolare e rigorista su questa fascia che sta coprendo con la stessa attenzione che Caramella riservava alla pulizia del Calà Corvino in Professione Vacanze. Pulitissimo!
Cinque giorni da sogno per Olivera, altro che Michele Zarrillo. Assist in Olanda, gol allo scadere a Cremona per Mathías che diventa così il 14° azzurro ad andare in gol in stagione. L’esercito del selfie, di quelli che finiscono in primo piano negli scatti dei fotografi. Nel catalogo dei sogni elementi con caratteristiche molti differenti tra loro, una varietà che è raffinatezza come la fragilità di un cristallo che sa trasformare la luce in uno spettacolo variopinto. È il Melting pot del gol nella sua massima espressione.
Sei a Lozano che si sblocca e rischia pure di far doppietta. Dopo la buona prova contro l’Ajax, un segnale di continuità per il messicano che sfruttato per quelle che sono le sue caratteristiche. Giocatore di confusione Hirving, poco pulito tecnicamente, ma capace di far accadere cose se incanalato nella giusta direzione. Lozano è come la misteriosa ragazza di Ecce Bombo di Nanni Moretti: “Mah, te l’ho detto: giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose…”. Le dita di una mano non sono tutte uguali e Lozano è una variabile impazzita da preservare.
Sette e mezzo a Khvicha, che tiri le somme della gara e resti con gli occhi sbarrati: un gran pezzo della vittoria è sua. E non ci può credere, perchè non era nemmeno la sua miglior giornata. Con la mossa Kansas City alla Bruce Willis in Slevin “Se tutti guardano a sinistra, il vero evento sta accadendo a destra” manda il difensore al bar e si conquista il rigore del vantaggio. È ancor più spietato nell’attendere Lozano con l’assist che fa godere Spalletti come un riccio. La dimostrazione che il ragazzo impara in fretta, si migliora, si nutre, anche dei propri errori. E diventa sempre più spietato. Ineffabile deriva dal latino ‘ineffabilis’, composto di “in” non ed “effabilis” dicibile. Kvara è tutto il contrario di ciò che si può definire: come le farfalle nello stomaco, volano ma non sai mica raccontarle.
Otto in fila in stagione in tutte le competizioni. Sapete quante volte era successo nella storia? Mai. Sapete cosa vuol dire questo? Che nessuno ci aveva capito molto. E che invece Giuntoli e Spalletti hanno azzeccato tutte le mosse. È un Napoli che sembra discendere al Proteo della mitologia greca, capace di trasfigurarsi a seconda della necessità senza perdere mai la propria idendità. Proteiforme si, ma fedele ai concetti che sono a fondamento di questa pazza e meravigliosa idea di pallone di Luciano nostro: hasta la verticalità, siempre.
Nove alla capoccia durissima del Cholito. Entra in campo con la faccia cattiva di John Belushi nei Blues Brothers: Simeone è “un uomo in missione per conto di Dio”. Che Napoli l’ha voluta, l’ha sentita dentro, che gli fa vibrare le corde dell’anima al punto da sacrificare ogni sua cellula per lo scopo. Giovanni ha l’argento vivo addosso, ha negli occhi una luce diversa, di quelle che fanno accadere le cose belle. Che ti permettono di credere ai miracoli, di andare a caccia di palloni che sembrerebbero persi. Dall’ostinato atto di volontà nasce il gol che fa esplodere un popolo intero. Per cena “Quattro polli fritti. E una coca. E del pane bianco tostato, liscio”. Livello di Cazzimma: signora di età media col carrello pieno che non ti fa passare alla cassa del supermercato anche se devi pagare solo un pacchetto di gomme.
Dieci punti di vantaggio sulla Juve, otto sull’Inter. È un universo ribaltato, convinzioni distrutte in poche settimane per molti organi di informazione che avevano già apparecchiato la tavola, pregustando la corsa a tre Milan, Inter e Juve. Il Napoli continua a fare da guastafeste, ricevendo un trattamento mediatico sempre più imbarazzante: dimenticato dalle cronache dopo le imprese di Champions, messo in un angolo come Baby in Dirty Dancing nelle trasmissioni tv al punto che verrebbe da lanciare una proposta shock: i tifosi del Napoli dovrebbero pagare una cifra proporzionale allo spazio dedicato alla propria squadra alle Pay-tv. Questa sì che sarebbe democrazia in questa informazione univoca, puttana e asservita a ciò che l’utente (di maggioranza) vuole ascoltare.
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