Da 0 a 10: l'oscena shit-storm su Meret, lo shock di Ostigard Mezzarecchia, l’acquisto pazzesco di Giuntoli e il colpaccio di Spalletti
Zero musi lunghi, manco a pensarci. Se vedete uno triste in giro, scuotetelo come Troisi con Robertino: fatelo uscire a ‘toccare le femmine’. Son tanti gli elementi e gli spunti che restano nella valigia di Anfield, ma non c’è spazio per la delusione, tutt’altro. Illuminante la teoria del film dedicato al basket ‘Chi non salta bianco è’: “A volte, quando vinci, in realtà perdi, e a volte quando perdi, in realtà vinci. A volte quando vinci o perdi, in realtà pareggi, e a volte quando pareggi, in realtà vinci o perdi. Vincere o perdere è un meccanismo unico dal quale estrarre ciò che ad ognuno serve”
Uno come la prima sconfitta stagionale, uno specchio che non può essere troppo severo. Sarà un ulteriore test, un boccone nemmeno troppo amaro da buttar giù per fortificare l’organismo di una squadra che è nata da poche settimane, eppure è già così robusta. L’unica cosa che non bisogna aggiungere a questo ko è il veleno: ne vedo già tanti pronti a imbottire di cianuro le loro chiacchiere.
Due gol presi in mischia non cambiano la sostanza. Una partita di calcio non è Mena Suvari sdraiata in un letto di rose rosse come in American Beauty. Il pallone è fatto di scontri, di spigoli, di contrasti, di mischie che non sempre tirano fuori il tuo numero vincente. Si deve sempre estrarre il concetto di fondo dall’episodio che incide sul risultato. Ed il concetto è basilare, quasi arcaico, immediatamente comprensibile: c’hanno le palle.
Tre minuti per scoprire che il gol di Ostigard non è buono. E chi glielo spiega quel ragazzone che resta in sospeso sul burrone di un sogno, sperando che arrivino buone notizie dal Var che nemmeno Tom Hanks con Cape Canaveral nell’Apollo 13. Dopo quella di ‘Io Speriamo che me la cavo’ ecco la Mezzarecchia più famosa a Napoli: quella di Leo in offside.
Quattro gol di scarto: nemmeno per un secondo il Liverpool ha pensato di poter riuscire nell’impresa. Fino a qualche anno fa, sarebbero entrati in campo convinti di poterlo fare, o almeno provarci. La considerazione, il rispetto, chiamatelo pure timore, dei Reds è la quattordicesima vittoria di fila ottenuta da questa squadra pazzesca. “Se si trema la credibilità diventa niente”. E questo Napoli non trema.
Cinque gare da titolare su sei in Champions per Olivera. Esibizione sontuosa di Mathias, che aggira i controlli degli steward ed entra con un correttore nel taschino per cancellare Salah dal foglio della partita. Per anni siamo usciti di testa a caccia di un terzino sinistro, ora ne abbiamo due che spadroneggiano sulla corsia. Altro acquisto pazzesco di Giuntoli che è come Mastroianni con la Loren sempre incinta in Ieri, Oggi e Domani: Non sbaglia un colpo.
Sei gol presi nel girone e sarà sempre e comunque colpa di Meret. Il meccanismo perverso, avviato da tempo, una specie di pulsante d’emergenza che viene pigiato random quando si è soffocati dalla necessità di sbattere un colpevole in copertina. Ricorderei, piuttosto, la strepitosa parata su Salah (poi fermato per offside), che racconta dei mezzi di questo ragazzo sempre troppo precario nella fiducia di una parte della tifoseria. Sui social è partita una incontrollata shit-storm dalla solita fazione: lasciate in pace Alex.
Sette a Pino 'O Pazzo di Mare fuori, alias Ostigard. Glaciale per costituzione genetica, il buon Leo scende nell’arena senza mai arretrare e lasciarsi vincere dal dubbio. È deciso negli interventi, insuperabile nella sua zona di competenza aerea e sfortunato sul gol annullato. Dalla retrocessione in B col Genoa ad Anfield, praticamente senza passare dal via: questo sì che è saper cogliere le occasioni che il destino ti regala. Che profondità ha questa rosa…
Otto a Lobotka, spot per le energie sostenibili. Si struscia sugli avversari, li va quasi a cercare, dall’attrito genere energia che lo alimenta nelle sue giocate che esegue con la tranquillità di chi ha piena conoscenza della materia. Si muove sullo spartito con l’eleganza di note mai stonate, una classe a cui abbina un’insospettabile capacità di reggere l’urto quando c’è da sradicare palloni e non solo smistarli. Non ha il navigatore incorporato, è lui stesso il navigatore che indica sempre la via più breve e meno trafficata per uscire dagli ingorghi. Assessore alla viabilità di Napoli: subito.
Nove a Spalletti, perchè non era facile convincere questi ragazzi di poter fare ciò che stanno facendo. Ha scavato in profondità Luciano, si è messo a fare il rabdomante che cerca l’acqua con due bacchette di legno e finisce per trovare un tesoro. La ricchezza, però, va amministrata, gestita, anche addomesticata perchè rischia di portarti fuori strada. La forza straripante di questo Napoli è stata orientata verso un bene più grande, un obiettivo condiviso, un sogno che è ancor più concreto dopo la prima sconfitta. Chi non l’ha capito crede ancora che quelli di Forum non siano attori.
Dieci al cammino in Champions, che non puoi fotografarlo solo con l’ultimo passo altrimenti rischi di pugnalare la strada fatta. Lampi di un percorso roboante che viaggiano come fulmini nella testa: Kvara che fa tunnel pure alle montagne, Kim che accende il motorino e corre più veloce di Salah, le zampate del Cholito, la classe tutta in costruzione di Raspadori e chi più ne ha, più ne metta. Il Napoli è primo, giocando meglio di tutti gli altri. Taglia il traguardo con le mani già da tempo staccate dal volante, esulta mani verso il cielo dopo aver di fatto già il vuoto e come diceva Pantani: “Quando uno stacca tutti dalla ruota è uno spettacolo, è questo l’aspetto più bello del ciclismo”. E pure del pallone.
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