Amarcord - 16 Maggio 1982, Partenopei e Grifoni eterna fratellanza

Amarcord - 16 Maggio 1982, Partenopei e Grifoni eterna fratellanza
sabato 24 gennaio 2015, 09:30Rubriche
di Dario De Martino

Per gli appassionati di calcio c’è un giorno dell’estate che è sempre speciale. E’ quello in cui sotto l’ombrellone puoi finalmente leggere sul giornale (o sulla nostra app, visto che siamo nel 2015) il calendario del prossimo campionato. In quel giorno ogni  tifoso va a cercare subito alcune partite. Quello del Napoli, ad esempio, va a vedere subito quando arriverà il più acerrimo rivale (la Juventus) ma anche quando a Fuorigrotta si vedrà arrivare il fratello rossoblù. Quella con il Genoa è una delle partite più belle del campionato, perché si incontrano di nuovo due popoli gemellati, due tifoserie legate da un comune senso di fraternità e da un destino spesso comune nella travagliata storia di queste due grandi piazze. Un gemellaggio che quest’anno festeggia i trentatré anni di storia.



Nell’estate del 1981 i tifosi azzurri non guardavano ancora con tanta vicinanza a quella partita, ma quando uscì il calendario la notarono comunque subito: era l’ultima partita del campionato. Non potevano immaginare, però, cosa avrebbe significato quel 16 Maggio 1982. Per gli azzurri era stata una buona annata e bastava loro soltanto un punto per portare a casa il quarto posto valido per la qualificazione Uefa. Una gran bella squadra quel Napoli allenato da Rino Marchesi, con una difesa di ferro (Krol e Bruscolotti al centro ed il giaguaro Castellini tra i pali) e davanti un Pellegrini III in un anno di grazia. Discorso inverso, invece, per il Genoa che lottava all’ultimo sangue per la salvezza. Alla squadra di Gigi Simoni serviva un punto per avere la meglio sulla diretta concorrente Milan, appena tornato in A dopo la retrocessione d’ufficio per lo scandalo calcio-scommesse. I rossoneri erano di scena a Cesena.  Le motivazioni in campo per il Genoa sono superiori e dopo tre minuti sono già in vantaggio con Briaschi. Nel secondo tempo, però, arriva la reazione del Napoli a cui i rossoblù non riescono a resistere. In sei minuti Criscimanni e Musella ribaltano il risultato. Nel frattempo a Cesena sta accadendo di tutto. I bianconeri sono in vantaggio per 2-0, ma nel finale in un quarto d’ora il diavolo rossonero ribalta il risultato. Jordan, Romano e Antonelli chiudono la partita sul 2-3. Al fischio finale i rossoneri esultano tutti, da Collovati a Tassotti, da Novellino ad Evani fino a Baresi. Ma la partita al San Paolo non è ancora finita. Anzi nel catino di Fuorigrotta succede qualcosa di incredibile. I tifosi azzurri iniziano a sostenere i grifoni, sperando nella salvezza dei genoani e quindi, paradossalmente, nel gol subito dalla loro squadra. La gioia di tutti i presenti al San Paolo esplode all’85 quando un clamoroso errore di Castellini regala un corner ai rosooblù. Dal cross è Faccenda, nativo guarda caso di Ischia, a mettere dentro il pallone della salvezza genoana, regalano a napoletani e genoani un giorno di festa ed un’amicizia mai perduta: "La vittoria sta alla base del pallone. Si canta e si fischia per pura passione. Rispetto e amicizia non hanno distanza... partenopei e grifoni eterna fratellanza!" recitava uno striscione del 2010 in Curva A