Un tranquillo lunedì di paura: quando nemmeno uno 0-4 basta a renderci felici

Un tranquillo lunedì di paura: quando nemmeno uno 0-4 basta a renderci feliciTuttoNapoli.net
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 26 febbraio 2019, 17:56Zoom
di Arturo Minervini

(di Arturo Minervini) - Lunedì. Giorno di analisi, di bilanci, di programmazioni. Una settimana che finisce, un’altra che inizia. Una partita giocata di giovedì ed una giocata di domenica. Entrambe vinte, entrambe in maniera brillante da una squadra che da oltre un mese gioca un gran calcio e crea dieci occasioni da gol a partita. C’è un tratto che accomuna le gare con Lazio, Sampdoria, Fiorentina, Torino e Parma, un’arroganza calcistica di una squadra che ha imparato a concedere poco o nulla all’avversario ed a macinare gioco sfruttando tutte le qualità degli interpreti. 

Il Napoli vince 0-4 sul campo del Parma, ma non basta. Non basta mai. Il Napoli domina col Torino, a Firenze, ma comunque sembra di raccontare di una squadra in costante involuzione. È un clima da beffa boccaccesca quello che si respira, che spesso avvelena un ambiente che si perde nelle sue contraddizioni, nelle fazioni che portano sempre avanti interessi particolari e non si rivolgono al bene comune. Tra il costante accapigliarsi dei nostalgici di Sarri e quelli che devono necessariamente provare ad infangare il ricordo del grande Maurizio, tra quelli che Ancelotti è intoccabile ed immutabile come una divinità ed altri che sostengono la tesi (ridicola) di un tecnico ormai agli sgoccioli della carriera.

I commenti del giorno dopo sono di un ordinario lunedì di paura. Nelle trasmissioni ci si accapiglia, si raccontano verità distorte e si cerca di vendere una verità lontana da quella che è. Quella di un Napoli che dovrebbe comprare top-player da 100 milioni, senza averne la possibilità. Giusto per strappare qualche consenso a basso costo, reminiscenze di un giornalismo che crede di avere come interlocutori gente che si limita ad ascoltare senza approfondire le questione che lo appassionano. La verità è che una parte dell’informazione non accetta, o forse non comprende, che la comunicazione è cambiata: il tifoso legge, discute, si informa, ricerca. È interlocutore di livello, che vuole sentire analisi con fondamento e non voli pindarici che possono attrarre solo qualche occasionale dell’ascolto. 

Una depressione che non ha davvero ragione d’esistere. Una rassegnazione che fa male, l’abbandono delle emozioni che il calcio racchiude. Segnare quattro reti in trasferta in altre epoche era quasi utopia, ora invece diventa una banalità, un’amichevole contro una squadretta. Senza più godersi nulla, il tifoso rischia di finire in uno stato di anestesia cosciente, con l’ossessione dei ‘Titolo’ che è diventata moda di questi nuovi anni. Dove i secondi posti non contano nulla, dove l’unica cosa che conta resta il risultato, la vittoria che esaspera ogni tono. Forse, sarebbe il momento di rallentare un momento. Analizzare la situazione in maniera onesta e concreta, accettare l’idea che questo Napoli cerca di fare tutti i passi possibili, senza mai rischiare di inciampare dentro ad un baratro. Vivere tutto con maggiore serenità, con quell’entusiasmo che è sempre stato uno dei punti di forza. Anche arma a doppio taglio, ma molto meglio di questa costante caccia al demone che si sente da troppi opinionisti a caccia di clamore.