Alla scoperta di Sarri, l’ex dipendente di banca che ha stregato la Serie A: sigarette, tuta, idee chiare ed il tifo per il Napoli...

Alla scoperta di Sarri, l’ex dipendente di banca che ha stregato la Serie A: sigarette, tuta, idee chiare ed il tifo per il Napoli...TuttoNapoli.net
© foto di Federico Gaetano
sabato 6 giugno 2015, 14:10Zoom
di Fabio Tarantino

“Milan o Napoli? Per un allenatore come me, che tre anni fa era in Serie C, parliamo di squadre top del calcio italiano. Mi accontenterei anche di molto meno”. Aveva risposto così, Maurizio Sarri, a margine del premio Football Leader. Spontaneo e diretto ha imparato ad esserlo col tempo. In campo e fuori: "Garcia guadagna dieci volte più di me? Sono figlio di operai, ciò che percepisco basta e avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato”. Da ieri sera lo è un po' di più, perché Napoli ha bussato alla sua porta e lui ha aperto entusiasta. D'altronde è la squadra del suo cuore: "A Figline ero l'unico a tifare Napoli, tutti gli altri tenevano al Milan, all'Inter, alla Juve, alla Fiorentina. Mi sembrava naturale tifare per la squadra della città dov'ero nato". 

Campano sì, ma solo di nascita. Toscano dentro, ironico da sempre. Come quando ha raccontato del suo recente incontro con Eto’o, o quando, ad Amalfi, ha risposto così alla consegna del premio “Panchina Giusta”: “Siete sicuri sia per me? Io al massimo potrei raggiungere il primato di espulsioni in una stagione”. Un allenatore e basta, come se servisse altro. No ai social network, no al gossip, no al protagonismo. Maurizio Sarri si definisce un lavoratore, uno che sa da dove arriva e ancor di più dove vuole arrivare. Ha trascorso oltre vent’anni della sua carriera tra Eccellenza e Serie C, su campi di terra lontano da riflettori, telecamere e notorietà. Il calcio italiano lo ha conosciuto solo lo scorso anno, ma da subito ne ha apprezzato efficacia e praticità. In campo indossa tuta da passeggio e occhiali da vista: "Mica faccio l'indossatore?". All’aplomb preferisce l’istinto, che talvolta sfocia nel nervosismo perché lontano dalle sigarette proprio non riesce a stare.

Il suo Empoli ha giocato il miglior calcio dell’ultima Serie A: squadra corta, tecnica, veloce, quadrata. Pochi elementi di spicco, tanti operai al servizio degli altri. Piedi buoni e grande cuore, giovani promesse e veterani. Un collage di grinta e passione. Per lui il calcio non ha confini. Nessuna differenza tra la Champions League o la Serie D, in campo sempre un pallone e ventidue giocatori. Ecco perché Napoli non lo spaventa, neppure se il suo predecessore si chiama Rafa Benitez, criticato oltremodo pur avendo vinto – parola a lui quasi sconosciuta – una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Maurizio Sarri ha accettato la sfida Napoli perché la più importante della sua carriera, difficile da rifiutare. Ha scelto di mettersi in gioco dopo anni di sacrifici e dubbi. Una certezza, però, non lo ha mai abbandonato: la passione per il calcio, infinita, che lo ha spinto ad abbandonare la carriera da dipendente di banca. Chi lo conosce garantisce per lui. Umiltà, idee chiare e carattere al servizio della squadra. E poi “fame”, quella giusta. Perché in carriera, Sarri, ha vinto appena una Coppa Italia Serie D nel 2003 col Sansovino. Non sarà Re di Coppe, insomma, ma neppure l’ultimo arrivato.