L’editoriale di Chiariello: “Sinner e Conte stessa mentalità: la gara più difficile è sempre la prossima”
Nel corso di ‘Campania Sport’ su Canale 21, il giornalista Umberto Chiariello è intervenuto con il suo consueto editoriale: “Ranieri ci tenne a battesimo quando esordimmo nel settembre 1990 a Campania Sport, quando il Napoli scudettato perse contro il suo Cagliari. Ranieri fu l’uomo con l’arrivo di Fonseca a cui fu affidata la riscossa del Napoli post-scudetto, una stagione bellissima ma la seconda fu disastrosa al punto di essere esonerato. Ritroviamo adesso Ranieri dopo tanti sulla panchina della Roma ad affrontare il Napoli alla ripresa.
Ma questa sera non posso che non magnificare le doti di un campione che nella storia tennistica italiana non è mai esistito, come Jannik Sinner. Ha vinto gli ATP Finals e tutte e cinque le partite 2-0 senza perdere neanche un set, con un 6-4 periodico a Fritz giocando un tennis illegale, Djokovic 2.0 proiettato nel futuro. Ha fatto un qualcosa di assurdo: 70 vittorie su 76 partite, 92,10% di vittorie in stagione, praticamente una macchina perfetta. Ma a me ha colpito ancora una volta, oltre alla pagina bellissima di sport che ti riconcilia per chi vive nei miasmi del calcio e questo clima di terrore continuo, di dichiarazioni forti, di dietrologismi, complottismi e vittimismi continui, il lunghissimo applauso attribuito a Fritz che è stato lungo e commovente. E’ non era il pubblico torinese, perché a Torino sono partiti da tutte le parti di Italia, il tennis probabilmente insegna la civiltà e la cultura dello sport che nel calcio non è mutuabile.
Ma c’è una frase di Sinner che mi riporta al mondo del calcio, una frase che è il manifesto di Sinner: ‘Dobbiamo ancora continuare a lavorare, si sono ancora margini’. Io in quel momento ho pensato ad Antonio Conte, perché la mentalità è quella. Le parole magiche intensità e margini, Antonio Conte non fa altro che parlare di lavoro, lavoro, lavoro. Quando abbiamo intervistato Meret e gli abbiamo chiesto cosa è cambiato, ha risposto in piena filosofia contiana che i moduli di gioco non contano niente, che in campo si aiutano.
Il Napoli non è la squadra più bella, che poi la bellezza è soggettiva, non è la squadra che gioca meglio. Intendendosi per meglio non il possesso palla, l’uscita dal basso e tutti gli indici che piacciono tanto agli analisti moderni. La squadra che gioca bene è quella che sa difendere bene e concede poche palle gol agli avversari e nella fase offensiva sa produrre varie occasioni da rete. Il Napoli ne crea poche, è una squadra che ancora non gioca bene e nonostante questo è prima in classifica. E’ robusta, è compatta, si aiutano in campo, non c’è una lamentela, sono tutti compatti attorno ad un leader maximo che si chiama Antonio Conte. Conte che è stato capace solo con le sue parole di mandare uno dei migliori arbitri italiani in Serie B, Mariani non sarebbe mai andato in B se non ci fosse stato Conte, l’uomo più titolato delle panchine italiane. Perché parliamoci chiaro, Mariani avrà pure sbagliato, anche se non trovo scandaloso quel rigore ma se dicono che è sbagliato darlo sono felice, perché vuol dire che da oggi i ‘rigorini’ non li vediamo più, è una linea di demarcazione che ha fissato Conte. Però poi voglio sapere perché La Penna e il solito Dibello la fanno franca per il clamoroso rigore di Bergamo, che si deve dare! Clamoroso l’autogol di Rocchi, ma evidentemente è importante il peso di Conte che ha in Italia, come ce l’aveva Ancelotti quando parlò. Quindi Conte non è solo un allenatore, ma un pacchetto che De Laurentiis ha avuto la forza di prendere, pagando 20mln per tre anni.
Non credete che adesso il ciclo di partite difficili sia finito, perché non è così. La Roma di Ranieri è lontanissima parente psicologicamente della Roma di Juric, dove la squadra giocava chiaramente contro il tecnico. Poi c’è la trasferta di Torino contro un Torino che è all’acqua alla gola dopo aver perso il suo miglior giocatore, Zapata. Poi c’è il doppio confronto con la Lazio, prima in coppa a Roma e poi a Napoli, la Lazio oggi è pericolosissima. Poi doppia trasferta a Udine e a Genova, che non sono proprio agevolissime, ed infine c’è il Venezia. Noi il 29 dicembre sapremo se il Napoli di Antonio Conte sarà in corsa per le coppe, per la Champions o per lo Scudetto. Il ciclo terribile non è quello alle spalle ma quello che arriva adesso, perché Conte ragiona così: la partita più difficile è sempre la prossima”.
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