Juve lontana da luglio, ma il Napoli è vivo. Ora il miglior San Paolo per sfidare Klopp

(di Mirko Calemme) - Partiamo da un presupposto: il Napoli a Torino è stato penalizzato dalla gestione dei cartellini di Banti (c’era il rosso a Mario Rui, ma tutti gli altri, sventolati e non, lasciano parecchi dubbi) ma non ha perso solo a causa delle decisioni del fischietto. Ridurre il ko alle polemiche arbitrali sarebbe un errore: la Juventus ha vinto perché ha dimostrato di essere più forte, tecnicamente e anche fisicamente. Nessun club in Italia può avvicinarsi alla rosa costruita da Marotta (attenzione al suo futuro) e Paratici. Di fronte c’era Cristiano Ronaldo, che ha vinto quasi da solo: come spesso accadeva a Madrid, gli basta accelerare una ventina di minuti per indirizzare l’esito di una gara. La firma sul tabellino non c’è, ma i gol sono tutti figli suoi.
Chiedere a questo Napoli di competere alla pari con una corazzata del genere era ingiusto. Con l’arrivo CR7 i giochi scudetto si sono chiusi a luglio: per fermarlo serve un miracolo e imporre un miracolo come obiettivo stagionale è autolesionismo. La Vecchia Signora, reduce da sette scudetti di fila, ha vinto le prime 8 gare stagionali e non le accadeva dal 1930: non è un caso.
Fatte queste premesse, la prestazione del Napoli a Torino assume contorni diversi. Perché quei (quasi) 20 minuti d’antologia, allo Stadium, non riesci a farli se non sei una grandissima squadra. L’avvio dei ragazzi di Ancelotti è stato straordinario ed avrebbe meritato, forse, anche più di un gol di scarto. La reazione bianconera era inevitabile, ma i segnali di vita dal mondo azzurro sono arrivati anche in inferiorità numerica. I partenopei hanno mostrato grinta, carattere e tanti argomenti tecnico/tattici di grande spessore, applicando all’eredità sarrista la duttilità e i moduli ‘fluidi’ di Carletto. Con un avversario del genere, ovviamente, sono emersi anche i loro limiti: il mismatch fisico è stato devastante e, forse, decisivo. Ma che il Napoli sia una squadra ‘leggerina’ lo sappiamo da tempo.
Essere ottimisti dopo un pesante ko contro il rivale di sempre è difficile, chiaro. Ma qualsiasi club di Serie A è lontano anni luce da questa Juventus alla quale gli azzurri, invece, hanno dimostrato a tratti di potersi avvicinare. Bisogna ripartire da quei 20 minuti iniziali e dalla sfrontatezza mostrata in dieci uomini, e farlo subito. Mercoledì c’è il Liverpool, che abita anch’esso in un pianeta lontanissimo ma arriverà in un San Paolo che, spesso, le distanze le ha azzerate.
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