Insigne, capitano da sempre divisivo ma che ora non va attaccato

Insigne, capitano da sempre divisivo ma che ora non va attaccatoTuttoNapoli.net
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
mercoledì 5 gennaio 2022, 08:07In primo piano
di Pierpaolo Matrone
La notizia, ormai, è certa: Insigne lascerà il Napoli a fine stagione. E' tutto fatto, manca solo la firma sul contratto faraonico.

Un capitano come nella copertina dell'articolo, piccolo, esile, minuto ma con la faccia tosta e gli attributi sempre in mostra, nella città che esalta gli scugnizzi come lui, piace (piaceva) a tutti. Chiunque, a queste latitudini, vi si rivede un pezzetto di sé. Contro tutti, senza paura. Perché, si sa, chi ce l'ha non si corica con le femmine belle. Di donne graziose, Lorenzo, ne ha accarezzata più di una: due Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, un paio di riconoscimenti personali. E poi l'Europeo, la gioia più lucente di tutte, con l'altro azzurro addosso ma le stesse idea e centralità napoletane. Però la più splendente, risponderebbe lui, è la fascia di capitano del Napoli. Il sogno realizzato di quel bambino venuto da Frattamaggiore, l'unico oggetto che vale più di un trofeo. Per come imbruttisce gli avversari, per quanto si sacrifica, per tutte le volte che si è speso fino all'ultima goccia di sudore, quella fascia l'ha meritata e onorata. Checché si dica, è un dato di fatto. E neanche svestirla, dopo oltre tre anni sempre lì al suo braccio, potrà cancellarlo.

Quanti avrebbero rifiutato?
La notizia, ormai, è certa: Insigne lascerà il Napoli a fine stagione. E' tutto fatto, manca solo la firma su un contratto faraonico - quello sottopostogli dal Toronto FC - che ne farà il calciatore italiano più pagato al mondo. Oltre 11 milioni assicurati, per cinque anni, 55 in totale. Più altri 4,5 di bonus, che moltiplicati ancora per cinque fanno 22,5 ulteriori milioni da potersi mettere in saccoccia. Sommando, 77 milioni e mezzo (SETTANTASETTE MILIONI E MEZZO), potenzialmente. Roba da mettere a posto sé, la famiglia, zii, nonni e finanche quel parente lontano che si vede una volta l'anno. Più le prossime sette, otto generazioni. Basta questo, aritmetica elementare. Adesso, alla luce di questi conti facili facili, alzi la mano chi non avrebbe vacillato, anche a rischio di rivoluzionare completamente la propria vita, dinanzi ad una proposta del genere.

Il precedente Hamsik, analogie e una grossa differenza.
Il 4 giugno prossimo, proprio nel periodo in cui sarà impegnato a fare le valigie e completare gli ultimi preparativi per il drastico cambio di vita, Insigne compirà 31 anni. Uno, soltanto uno in meno a quelli che recitavano la carta d'identità di Hamsik quando, a febbraio 2019, decise di accettare l'offerta del Dalian e volare in Cina, lasciando il Napoli a stagione in corso (a differenza di Insigne), dismettendo la fascia di capitano e salutando il popolo che l'aveva adottato. Oggi, sui social e in città, si sente e si legge che andarsene dalla città di cui è massimo rappresentante, ma ancor di più dalla Serie A e dal cosiddetto calcio che conta, è cosa da uomini poco ambiziosi o addirittura vigliacchi. Roba da chi non crede nelle proprie capacità e non ce la fa più a reggere certe pressioni. Le stesse pressioni che, nei prossimi sei mesi, continuando ad attaccarlo, potrebbero schiacciarlo definitivamente. All'epoca, per Marek, non furono spese le stesse parole. Gli fu detto 'grazie', com'è giusto che fosse, in lacrime e senza rancore. A Lorenzo andrà riservato lo stesso trattamento.

Campione divisivo, ma l'uomo non si discute.
Indossa la maglia numero 24, lo farà ancora per cinque mesi, poi diventerà il '10' del Toronto. Lo stesso numero che veste in Nazionale. La casacca dei migliori. E, come tutti i '10', Insigne è sempre stato un campione divisivo. Nemo propheta in patria, mai detto fu più azzeccato alla sua storia d'amore e ad un personaggio umorale e spesso impulsivo, passionale ai limiti dell'ossessivo. Il suo talento, dai ritmi altalenanti, ha creato due fazioni, come sempre capita con quelli come Lorenzo: pro-Insigne, anti-Insigne. I secondi pronti a riemergere ad ogni suo passo falso. Eppure, per l'intensità con cui ha vissuto e ancora vivrà il suo ruolo di capo-popolo, è impossibile metterne in discussione l'uomo. Dal punto di vista tecnico, potrà piacere o non piacere. De gustibus non disputandum est. Ma il lato umano è inattaccabile, in linea con la decennale e litigiosa storia d'amore con la donna che ha sempre amato.