Da 0 a 10: il labiale vietato ai minori di Conte, la notizia shock rispetto allo scorso anno, il catorcio Lukaku e McTominay ‘fero e piuma’

Da 0 a 10: il labiale vietato ai minori di Conte, la notizia shock rispetto allo scorso anno, il catorcio Lukaku e McTominay ‘fero e piuma’TuttoNapoli.net
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Ieri alle 22:04Copertina
di Arturo Minervini
Il Napoli batte l'Empoli 3-0 con la doppietta di McTominay e il gol di Lukaku. La squadra di Conte resta a -3 dall'Inter e blinda la Champions

Zero a chi pensava ad una resa. A chi, anche per un solo secondo, ha smesso di fidarsi di questi ragazzi. Che saranno imperfetti, a volte sciuponi, ma in questa stagione hanno sempre lasciato il campo con la maglia sudata (e che maglia meravigliosa indossavano ieri sera). Uno shock emotivo rispetto allo scorso anno, quando abitavano corpi senza volontà, muscoli senza forza, cervelli senza sinapsi. Un salto quasi generazionale, dal nulla al tutto, dopo che eravamo passati dal tutto al nulla nella transizione Spalletti-Garcia. Portare in così poco tempo la squadra a lottare per il titolo potrebbe avere tutte le sembianze di un miracolo sportivo.

Uno l’infortunio, quello di Juan Jesus, che macchia una serata praticamente perfetta. Che strana la vita, meravigliosamente strana. Il più criticato, quello massacrato per una stagione intera, il capro espiatorio dei disastri post sbornia tricolore. Juan Jesus è un nuovo simbolo, del lavoro fatto bene, degli allenamenti che sono come frutti buoni di primavera, di una professionalità che emerge tra i detriti delle nefandezze social. È una perdita pesante, perché quel labiale ‘Mi sono stirato’ non lascia presagire nulla di buono. Che peccato JJ. 

Due play e Lobotka è meno pesante, alleggerito da un peso che ha sempre portato da solo. Gilmour lo affianca, con l’intelligenza di chi non vuole prenderne il posto, ma rappresentare un’alternativa allo sviluppo della trama. Un narratore aggiunto, un flusso di pallone meno ragionato ma più dinamico di quello di Stan, una variante molto interessante per affrontare certi avversari, soprattutto con l’Empoli spavaldo della prima mezz’ora. Due teste pensanti pallone rappresentano sempre una buona idea.

Tre gol non li segnavano in una sola partita dal 18 gennaio scorso, sul campo della Dea. C’è tanto da dire in questi gol, che potevamo essere pure sei, perché il Napoli finalmente crea e ritrova degli automatismi che parevano inceppati. Nel secondo tempo la catena di sinistra funziona che è una meraviglia, Olivera si butta in mezzo al campo e manda in tilt la difesa toscana, David Neres torna a imitare Toretto che schiaccia il pulsante magico e supera tutti in Fast&Fuurious.  “Lì dentro c'è abbastanza NOS per saltare in aria!”. In questo finale, ritrovare il miglior Neres può fare tutta la differenza del mondo.

Quattro mesi dopo, una gara vinta senza atroci sofferenze e rischio reiterato di arresto cardiaco. È stata una stagione logorante per i tifosi del Napoli, con tantissime gare da portare a casa col coltello tra i denti fino al fischio finale. Una serata tranquilla, non poteva che far bene. Per ricaricare le batterie, per gonfiare un pochino il petto e pure l’autostima. Che non guasta.

Cinque come il quinto posto del Bologna, che si trova a 11 punti dal Napoli. Questa è la sindrome dell'Everest, che sei a pochi passi dalla vetta e rischi di non gioire abbastanza degli ottomila e passa metri che hai scalato in precedenza. Essere lì, aver blindato la qualificazione alla prossima Champions, aver dato nuova linfa tecnica ed economica al progetto, rappresenta una tappa fondamentale. Non si commetta l'errore di lasciarsi trasportare nei giudizi di un finale di campionato ancora tutto da scrivere, ma il percorso fatto resta e resterà importantissimo.

Sei alla fine, in apnea come in fondo ad una barriera corallina. A caccia di stupore, di meraviglia, di un obiettivo che resta a portata di mano. La sensazione è che per provare a mettere paura all’Inter, saranno necessari tutti i 18 punti rimasti in palio: significherebbe chiudere a 86 punti. Viviamo questo finale con lo stesso animo di Borges, per sognare e per scrivere: “Un uomo il cui destino è cambiare le sue emozioni in parole, scriverle, forse pensare non tanto al loro senso quanto alla loro cadenza, alla loro musica, alla loro suggestione, e creare sogni”.

Sette a Pako, che gioca una gran bella partita quando tutti gli occhi erano puntati su di lui. La pressione su Mazzocchi era tanta, sarà sempre tanta per un napoletano che gioca nel suo stadio. L’esterno risponde presente, si fa vedere in qualche discesa sulla fascia e tiene sempre alta la soglia dell’attenzione. Al momento del cambio, accade una delle cose più belle della serata. Non i gol, non gli assist, non i dribbling: l’applauso spontaneo e sincero del Maradona per un ragazzo di Napoli. Riusciamo spesso ad essere comprensivi con ciò che sentiamo lontano, molto meno con quello che è più vicino a noi. Misteri dell’universo.

Otto a Tonino, che sembra un bambino che gioca al parco con gli amici. Quanto è bello Conte, che impazzisce di gioia al terzo gol di McTominay, al punto da finire sedere sul prato per l’esultanza. È uno spettacolo nello spettacolo la sua partita a bordo campo, incita la squadra, la muove come fosse un grande burattinaio. “Ancora, ancora, ancora” urla a Lukaku dopo il gol del 2-0, che pare di essere sul set di un doppiaggio di un film porno degli anni 90’. Antonio è così: non arretra di un centimetro, non concede mai lo spazio dal rimpianti. Vuole lasciare il terreno di gioco consapevole di aver giocato tutte le carte a disposizione. Che garanzia averlo sulla nostra panchina. Ad Antonio piace cercare il sole. Viaggiare oltre, già dopo un solo passo. I più grandi viaggiatori del pianeta sono i curiosi.

Nove allo scozzese, che quando tocca il pallone “pò esse fero o pò esse piuma”. Tempesta e impeto quando attacca l’area, con una fame che sarebbe tipica del centravanti. Delicatezza estrema, quando accarezza palloni imbizzarriti e li rende mansueti, sottoposti alla sua volontà come farebbe un incantatore di serpenti. McTominay incarna così tante anime, così tanti ruoli, così tante soluzioni, che sarebbe riduttivo provare a dargli un’etichetta, volerlo incardinare nella parola centrocampista ne offenderebbe le capacità ed il lavoro. Scott è dappertutto e dovunque si trovi, riesce a fare la cosa giusta. Pensare che è stato pagato la metà di Koopmeiners è una di quelle cose che ti fa affrontare meglio tutte le giornate. 

Dieci assist e dodici gol per Big Rom, che tutte le volte che ha segnato il Napoli ha vinto. Nessuna doppietta, niente fronzoli, poca estetica, tanta pragmaticità ed una devozione totale al metodo Conte. Lukaku è il trapano per inserire i fischer, è lo strumento su cui si poggia ogni argomentazione di questo calcio, la mensola che permette di abbellire e arricchire la parete azzurra. Sa giocare a calcio, sa vedere calcio, sa anticipare calcio come nella pennellata delicatissima per la zuccata di Scott. Il battito d’ali di una farfalla, dentro al corpo di un pugile della categoria dei pesi massimi. Quanta insospettabile morbidezza dentro Romelu, l’esempio plastico di quanto le apparenze possano ingannare. E lo volevano buttare.

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