Da 0 a 10: Ghoulam distrugge i media, ADL fuori di testa per Kvara, la ridicola frase di Gasp e le facce scioccate al Maradona
Zero reazioni e tutti muti: è un ko sanguinoso di Ghoulam ai media nazionali, che al confronto Italia-Brasile di Messico 70 fu una gara equilibrata. Eroico Faouzi, forse al punto da sacrificare futuri gettoni e ospitate nei salotti ‘buoni’. “Non mi piace come state parlando del Napoli, non date la giusta considerazione ad un’annata storica” non è una dichiarazione, ma la pietra tombale sulla cronaca distorta e inquinata del nostro calcio. “Credo che un eroe sia quello che comprende la responsabilità che comporta la sua libertà”. Non sarai mai solo Ghoulam. Mai.
Uno a Gasperini, che s’inventa la storia che il Napoli non ha tirato tanto, quando solo Politano poteva far doppietta nella prima mezz’ora. L’Atalanta non è stata battuta, è stata disintegrata in quella che è da anni la sua idea di calcio. Ha provato cambiar pelle ed è stata sconfitta nel peggiore dei modi: rinnegando la propria filosofia. L’Abiura della Dea al Maradona come Caparezza, altro che poche occasioni.
Due gol e zero subiti per rimettere le cose in chiaro. Una nuova, ulteriore, dimostrazione di solidità prima di tutto mentale, oltre che tecnica. L’inattesa capacità di gestire l’imprevisto, la sbalorditiva consapevolezza di una forza che rende le avversarie più innocue di un bradipo che si presenta ai blocchi di partenza di una corsa di velocità. Il Napoli non voleva solo partecipare al campionato, voleva avere il potere di farlo finire prima di iniziare (semi-Cit).
Tre punti per uno Spalletti ispirato nelle dichiarazioni post gara. Il passaggio più interessante sul senso di responsabilità verso gli amanti del calcio. “La gente nel mondo vuole vedere partite come queste, noi possiamo assumerci quel tipo di responsabilità”. È l’investitura definitiva ad una squadra che sta scrivendo la storia, stravolgendo tutte le convinzioni di questa epoca balorda. Dominare senza debiti è rivoluzionario come andare a vedere al cinema, e non cercarlo piratato in streaming, Mixed by Erry. Cambiare, si può.
Quattro secondi di anestesia estetica dopo il gol: Kvaratskhelia è riuscito in questa stagione a fissare un confine della bellezza. E poi spostarlo, un pizzico oltre. È ancora. È ancora. L’esplorazione nell’universo dell’uomo, che esce dalla caverna ed arriva fino su Marte. Arrivare ai confini dell’universo con una finta, una giocata, un attimo di eterno che evapora dentro ad un sospiro che hai trattenuto per trattenerlo con te per sempre. Le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire. Grazie.
Cinque mani sulla testa di Victor. Era arrabbiato Osimhen, per non aver fatto gol. Arrabbiatissimo. Kvara aveva segnato un gol da Dio, ma la sua priorità era in altra. Esce dal campo e va accarezzare la testa del compagno. Una camomilla di serenità che genera il sentirsi parte dello stesso cuore che pulsa. Khvicha con l’Atalanta non ha segnato un gol. Ne ha segnati due. Uno più bello dell’altro.
Sei più a Gollini, che si trova scaraventato contro il suo passato e non esita. Presta la massima attenzione ad ogni situazione, come un viaggiatore che attende la sua valigia sul nastro trasportatore in aeroporto. D’altronde, uno che si chiama Gollini e che da una vita deve sorbirsi i giochi di parole sul suo cognome ed il fatto di fare il portiere di professione deve avere un gran carattere. “Bravo, non hai preso neanche un Gollini”. Ci son cascato di nuovo.
Sette ad Amir, il silenzioso Amir, l’irreprensibile Amir: non sapevo facesse anche il bomber. Siamo ingiusti con Rrahmani, lo banalizziamo. Lo celebriamo meno di quel che merita, perchè risolve i problemi prima che si manifestino. Agisce alla fonte della questione, con pulizia e una saggezza che lasciano di stucco. Pare di vedere Raul Albiol in quella torsione che vale il 2-0 e che è una sorta di promemoria: tra i segreti di questo Napoli c’è questo scienziato dell’arte difensiva. Sun Tzu direbbe: “La difesa migliore è quella che non fa capire dove attaccare”.
Otto a Kim che gioca a curling con gli avversari: li spazza via, letteralmente, che Zapata pare un’enorme teiera senza manico. Kim Min Kae è come la Nutella: colma ogni vuoto esistenziale. Trasforma anche una prateria un piccolo giardinetto Zen, quando azione a mulinello le gambe sai già come andrà a finire, sai che il pallone sarà suo perchè c’è una volontà superiore che indirizza i suoi movimenti. Spalletti lo incorona: “È il migliore al mondo”. E Luciano non pare essere molto lontano dal vero: “Voi orientali, se vi organizzate, a noi occidentali ci fate un culo così”.
Nove alle facce degli altri al gol di Kvara. Ci avete mai pensato a osservare un capolavoro da una prospettiva differente? Vorreste per un giorno guardare con gli occhi della Gioconda? Rubare lo stupore, la curiosità, la gioia di chi transita davanti a lei, per una sola volta nella vita. La luce che si accende dinanzi al mistero della bellezza, il senso di dolce schiavitù dinanzi ad un’opera d’arte che ti mozza il fiato. Uno spettacolo nello spettacolo, che pure De Laurentiis s’è fatto paonazzo dall’emozione. Sono brividi destinati a non invecchiare mai.
Dieci a Kvaratskhelia che danza nel cielo come un bagliore dell’aurora boreale. Unico, nel modo di ribaltare le leggi dell’universo, accarezzando il pallone come un prestigiatore che nasconde il suo prestigio e poi lo fa riapparire in fondo al sacco. Kvara è il motivo per cui un bambino si innamora del calcio, è il miracolo per cui tutti torniamo bambini grazie al calcio. È un ponte generazionale tra quelli che eravamo, quelli che siamo, quelli che non smetteremo mai di essere. C’è tutta una vita in quella tripla sterzata che teletrasporto a Piazzale Tecchio sette difensori più il portiere della Dea. L’irriverenza di chi non ha paura di sfidare il mondo e mandare il mondo al tappeto. Raccontarti mi affatica. Mi consuma. Mi svuota. Kvara si è preso una parte di me, di noi. Ed io non la rivoglio indietro. Dalla Georgia a Napoli per incastonare un diamante nella storia.
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