Da 0 a 10: la denuncia shock su Lukaku, Meret a rischio prova tv, gli interisti rabbiosi con Conte e la doppia identità di Olivera

Da 0 a 10: la denuncia shock su Lukaku, Meret a rischio prova tv, gli interisti rabbiosi con Conte e la doppia identità di OliveraTuttoNapoli.net
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Ieri alle 21:45Copertina
di Arturo Minervini

Zero a zero. Nel pallone dei racconti mistificati, c’è chi aveva presentato Milan-Juve manco fosse una riedizione del calcio totale made in Olanda. È stato invece un attentato alla nostra soglia della noia, al confronto una puntata di ‘Sottovoce’ di Marzullo sembrerebbe un Rave Party ad Ibiza con Bob Sinclar in console. Mentre tutti si affannano a denigrare il primo posto del Napoli, accusando di giocare male, ci si è ritrovati a giustificare un big match che avrebbe tolto adrenalina pure a Tazmania. 

Uno sempre in crescita: Olivera. Arriva da lontano, prende aerei, ha la doppia identità come Eddie Redmayne in The Day of the Jackal: con Bielsa in nazionale fa il fenomeno da centrale, torna da Antonio e non è da meno giocando da estero. Mathias di nuovo perfetto, cinico, agonista pazzesco che in Conte ha trovato uno scopo, un’idea, un pensiero da inseguire col coltello tra i denti. Crescita esponenziale e, per il momento, più intoccabile delle bomboniere delle nostre madri nell’argenteria.  

Due cartellini gialli per Lukaku: questa l’analisi di qualche osservatore, evidentemente in preda ad estasi mistica come Fantozzi, a cui a certe temperature appariva pure l’Arcangelo Gabriele. In una gara in cui mancano cartellini clamorosi, come quello a Celik in avvio di gara su Buongiorno, si inventano due episodi che riguardano il belga che, messi insieme, non fanno manco un cartellino. Ma questa è l’epoca di chi spara la putt*anata più grossa, che poi magari qualcuno ci crede. E ti mette un like. Pensa che tempi.

Tre punti ed un Napoli che crea tante occasioni e potrebbe sbloccare la gara dopo una manciata di secondi con Kvara che si divora un gol pazzesco. Il migliore primo tempo stagionale, un dominio di 75’ e la capacità in alcuni tratti di agire come un pitone, che soffoca l’avversario. Tutti a cercare la bellezza, le trame, tracce sedimentate di tiki taka nel pallone di Conte, che mai si rintracceranno. Perchè non le vuole. Non le cerca. In questa squadra, ed è un peccato per chi se lo perde, lo spettacolo e l’intensità. 

Quattro-cinque-barricate antisommossa: questo il modulo della Roma nei primi 75’. Ranieri si affida ad un sempre attuale catenaccio, giusto qualche lancio lungo per Dovbyk, con la raccomandazione però di non allontanarsi troppo. Fornisce agli esterni di centrocampo il braccialetto elettronico come chi è sottoposto ai domiciliari, sperando in qualche mischia nel finale o poco altro. Ancora una volta una squadra disperata, così come era stato il Lecce prima del cambio modulo. E nella disperazione si trovano forze nascoste, la partita era difficilissima. Come fate a non vedere?

Cinque squadre in punto: una fermata della Metro in orario di punta. Affollamento puro, densità abitativa alla soglia della sopportazione, una sfida di nervi non semplice da gestire dopo i sorpassi in serie di Inter, Atalanta e Fiorentina. Con tutta la pressione addosso, col mondo che attende il passo falso, con qualche finto amico travestito da agnello e che segretamente tifa per il fallimento per raccattare qualche consenso. C’erano tutte le insidie possibili. E il Napoli le ha scansate tutte, con una mentalità che appartiene ai grandissimi. Roba da Sinner. O da Antonio Conte. Fuoriclasse. 

Sei punti con Milan (a San Siro) e Roma, pari a Torino con la Juve ed a San Siro con l’Inter. Il temutissimo ciclo terribile ha visto il Napoli cedere il passo solo all’Atalanta, ma la squadra ha confermato tutta la sua solidità. Mostra ancora margini di miglioramento, può attingere a risorse fresche come David Neres che ricorda i Closer del baseball americano: quelli che subentrano al lanciatore titolare per mettere in ghiaccio la partita. Così il brasiliano, che pure ieri si è reso protagonista di un paio di sgasate da urlo ed ha sfiorato un gran gol. Merita più spazio (anche a destra, non è un reato Antonio). 

Sette e mezzo alla certificazione di autenticità. Il Napoli lì in mezzo ha un Caravaggio, ed un Caravaggio non lo puoi sostituire con un grande quadro, non è la stessa cosa. Un Caravaggio ha dentro di se qualcosa di unico, di inimitabile, di irripetibile. Ha la capacità di infondere negli altri una sensazione di pace, l’eterno ritorno dello spirito all’arte. Se non l’avete ancora capito, sto parlando di Lobotka, che accarezza le tempie della squadra e distende ogni cosa come un balsamo. Nelle mischie, non si sa come accada, ma alla fine esce sempre lui con la sfera tra i piedi. Come in Lo Chiamavano Bulldozer, quando Bud Spencer veniva travolto da venti avversari, ma poi usciva comodamente col pallone. Impressionante. 

Otto volte con la porta imbattuta in campionato. Meret s’è finito un paio di serie su Netflix, ha avuto pure il tempo di vedere il trionfo dell’Italia del Tennis in Coppa Davis per quanto inoperoso. Un lungo pomeriggio di sbadigli, con l’unico brivido su un calcio piazzato. Per il resto, fase difensiva praticamente perfetta, roba da far invidia a chi, alla domanda della Moglie ‘Sai che giorno è oggi?’, tronca ogni tipo di pensiero e parola perchè consapevole che ogni frase pronunciata potrebbe essere usata contro di lui. Resistere. Sempre. 

Nove al gol da nove di Lukaku. Tra poco gli daranno la colpa pure del rischio estinzione della balenottera azzurra, è la nuova moda in città, un trend a cui in molti strizzano l’occhio. Segna il suo 5° gol, ha già fornito 4 assist giocando 801 minuti: dunque, calcolatrice alla mano, ogni 89’ segna o fa segnare un compagno. Eppure, un qualche tribunale superiore, ha deciso che è scarso, un rottame, lento, inutile e che con lui giochiamo in dieci. Semplicemente perchè non sappiamo cogliere ed accettare la diversità: è un centravanti totalmente diverso da quelli avuti negli ultimi dieci anni, facciamo pure quindici. Se continua con questi numeri, per me è va bene uguale. 

Dieci a Di Lorenzo che ci ricorda di non sottovalutare le conseguenze dell’amore. Amarsi tanto, ferirsi, ritrovarsi, rivolersi, baciarsi Again e Again e Again, come Pino. Giovanni rompe l’equilibrio, con una giocata alla Alfred Borden di The Prestige: ‘ruba’ un passaggio destinato a Politano e riesce a scardinare il bunker giallorosso. Un anticipo che è vitale, pura voglia, quella voglia di sacrificarsi che l’ha portato a traguardi impensabili. “Siete un illusionista, non un mago. Dovete sporcarvi le mani se volete raggiungere l’impossibile!”. E così sta facendo il Capitano ritrovato, ora più che mai al centro di un progetto che sembrava non appartenergli più. Che bello essere ancora qui. Ancora insieme. 

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