Gampiero Ventura

                     Gampiero Ventura
giovedì 9 settembre 2004, 00:20Notizie
di Francesco Romaniello
fonte Tratto dal sito ufficiale - Francesco Romaniello
Tutto su sull'allenatore che potrebbe sedere sulla panchina del Napoli.
Giampiero Ventura data di nascita: 1/14/1948 Giampiero Ventura è genovese e con questo abbiamo detto tutto. Senza parlare dei pregi e difetti possiamo dire che tra le sue caratteristiche c'è la brillantezza e l'umorismo tipico (Villaggio, Grillo ecc...), ma anche la parsimonia genovese di cui fa partecipe chiunque. Nato nella seconda decade di gennaio è un Capricorno con tutte le caratteristiche di questo segno tra cui la caparbietà e la determinazione. Avendo poco tempo a disposizione non appena gli è possibile si dedica ad altri sport come sci, tennis ed ultimamente golf, il suo autore preferito è Sidney Sheldon... Ventura Uomo Descrivere in poche righe un uomo come Giampiero Ventura è una delle sfide più grandi... sarebbe facile dire semplicemente che è nato a Genova il 14 gennaio 1948 da una famiglia che, con enormi sacrifici, lo ha seguito e consigliato nelle sue scelte tanto nella vita privata quanto nel mondo del lavoro, lo sport ed il calcio. Si diploma ragioniere mentre gioca in quella squadra che lui stesso ammette essere stata la sua compagna fedele, la Sampdoria. Decide quindi di frequentare l'ISEF di Milano continuando a dare calci al pallone e lavorando nelle palestre. Ma il suo destino non era quello di diventare un calciatore famoso - suo massimo traguardo la serie C - anche se il rettangolo verde lui lo ha nel sangue. Eccolo quindi allenatore a soli 25 anni a causa di un grande infortunio. La sua vita da sportivo lo ha portato per 20 anni a fare l'insegnante nelle scuole e sulle panchine di tutta l'Italia. Assieme all'allenatore è cresciuto anche l'uomo aiutato dalla moglie Rosangela e dalla figlia Roberta che lo seguono ovunque...Ma questa è solo la biografia di Giampiero Ventura, una persona tenace, cresciuto con la consapevolezza di voler e dovere essere arbitro della propria vita. Dovunque sia stato ha lasciato qualcosa di sé. Lo sanno bene a Pistoia, prima tappa importante di Ventura allenatore dopo le esperienze nel settore giovanile della Sampdoria, dove assieme all'amico Mario Frustalupi prima ed al presidente Maltinti poi ha risollevato le sorti di una società. "Era come fare calcio in famiglia" dice ricordando"siamo riusciti a portare allo stadio diecimila spettatori, tenendo presente che al mio arrivo erano un centinaio." E' da Pistoia in poi ha capito di avere fatto suoi i concetti di "ricostruzione ", "programmazione", "calcio organizzato". Infatti, passando attraverso l'esperienza "incredibile dal punto di vista umano" di Giarre si è ritrovato partecipe del rilancio del Lecce con il gruppo Semeraro. Coinvolto anche nel contesto societario, Ventura ha consacrato in Puglia le sue doti di "ricostruttore" sposando in toto la filosofia aziendale della società e diventando a volte, se necessario, "uomo di rottura" come lui spesso si definisce. Due promozioni consecutive ma soprattutto programmazione, spettacolo e plusvalenze. A Cagliari poi ha dato il meglio. Ha raccolto un'isola retrocessa in serie B, demoralizzata e con la complicità necessaria del presidente Cellino ha portato e mantenuto squadra e territorio nella massima serie. Ha valorizzato e scoperto giocatori riportando l'entusiasmo e rinvigorendo l'orgoglio dei sardi con i quali, ha avuto un feeling particolare tanto da sentirsi sempre uno di loro. Successivamente il cuore ha prevalso sulla ragione, rinunciando ad un'altra avventura in serie A, per ritornare dalla sua Samp nella cadetteria. Indossando i colori della sua infanzia, guida i blucerchiati ad un solo punto dalla promozione. Un "insuccesso" che lo amareggia ancora, come avesse deluso il grande amore della sua vita. Anche questo è Ventura. L'ultima apparizione l'ha fatta ad Udine raccogliendo i bianconeri a dicembre 2001 dopo la gestione Hodgson. Quello con il Friuli e con i "bizzarri friulani" - come ama definirli Ventura - è stato un rapporto contrastante: difficoltà ed incomprensioni e subito dopo riconoscenza e sorrisi. Ha sempre creduto di trovarsi in una terra simile alla Sardegna ma, a differenza del Cagliari, l'Udinese non l'ha ringraziato. Ha lasciato Udine con la signorilità che lo contraddistingue, cosciente di trovarsi in un ambiente in cui difficilmente avrebbe potuto portare avanti le proprie idee. Anche qui, però, ha trovato delle persone che hanno imparato ad apprezzarlo come uomo prima che come allenatore, perché dietro l'aria un po' tirata che lo ha accompagnato fino alla salvezza dell'Udinese, si nascondeva la sua contagiosa voglia di vivere e di ridere, quell'autoironia che lo porta a mettersi in gioco sempre, anche quando le situazioni si fanno ingarbugliate. E poi, d'altra parte, è un genovese... VENTURA ALLENATORE La sua concezione di allenamento non si ferma solamente al processo globale di sviluppo delle varie capacità per migliorare il rendimento agonistico dei calciatori. Ventura intende l'allenamento, soprattutto, come un processo che tende ad aumentare le conoscenze dei calciatori. Per questo nel suo metodo trovano spazio situazioni che stimolano i calciatori a riflettere, a pensare e quindi far lavorare il cervello prima di agire. Cerca sempre di mettersi nei panni dei calciatori per poterli stimolare e rafforzarne la determinazione, aiutandoli a costruirsi una mentalità (vincente) con una costante applicazione sul lavoro. Il successo di un allenatore dipende spesso più dalle sue qualità umane e dalla sua capacità di stabilire un rapporto vero con la squadra. Ventura sa bene che le difficoltà di comunicazione si risolvono spesso in insuccessi ed è per questo che basa tutto il suo lavoro sui rapporti... La CARRIERA La carriera da allenatore inizia con l'infortunio subito alla schiena che non gli permette di continuare a giocare ma da' lui la possibilità di iniziare questa nuova attività esattamente da dove era partito come giocatore: il settore giovanile della Sampdoria dagli esordienti agli allievi, dalla primavera alla prima squadra come preparatore atletico e allenatore in 2a. Alla Samp conosce due persone che incidono sulla sua formazione: Paolo Mantovani e Claudio Nassi. Esce dalla Sampdoria ed inizia a camminare da solo partendo dal basso Albenga, Rapallo, Entella, Spezia, Centese ma con il passare del tempo si rende conto che "allenava" ma non "faceva l'allenatore". A Pistoia trova un presidente Maltinti ed un giovane direttore sportivo Borgo che volevano portare a termine un'impresa; ricostruire una società che aveva vissuto la serie A ma poi decaduta fino ai dilettanti. Ed è proprio lì a Pistoia che inizia a "fare l'allenatore" nel senso che inizia a dare qualcosa di veramente suo, solo suo, creando il gioco ed organizzando la squadra. Non per caso inizia a vincere, a ricostruire ed a lanciare giocatori. Negli anni successivi incontra altri presidenti (Zamparini, Semeraro, Moroni, Cellino) e dirigenti con i quali stabilisce sempre un rapporto di massima fiducia e di chiarezza sugli obiettivi, presupposti che gli permettono di continuare a "fare l'allenatore". Arriva anche il momento di rientrare a Genova, voluto fortemente nella "sua" Samp dal presidente Enrico Mantovani. Si parla di "rifondare la Samp, di creare le basi per la risalita", c'è da fare un lavoro adatto a lui, e lui non si tira indietro. I presupposti per portare a termine l'impresa si devono creare tutti assieme dirigenti allenatore e giocatori e lui lo sa bene. Si rende conto che qualcosa non va, ma prosegue il suo lavoro anche se stavolta qualcosa non nasce. Ci voleva più tempo a disposizione? Più disponibilità da parte di tutte le componenti? Meno chiacchiere e più fatti? Più fiducia e coerenza? Non lo sapremo mai. Alla fine è mancato un punto alla promozione, ma peggio ancora i presupposti per continuare un lavoro che aveva rispettato obiettivi e aspettative. In silenzio, come nel suo stile, ha lasciato il passo ad altri, ferito nell'orgoglio ma non sconfitto. La Famiglia Ventura Giampiero e Rosangela si conoscono nel 1981 frequentando un gruppo di amici comuni. E' colpo di fulmine, si innamorano immediatamente. Scoprono di aver molta affinità, Rosangela lo segue dovunque dalla Sicilia al Veneto, dalla Puglia alla Sardegna, imparando ad amare il calcio seguendo i suoi campionati. I primi anni dopo il matrimonio sono faticosi ma produttivi, si divertono molto assieme, ma sentono che manca qualcosa alla loro felicità, un figlio, il completamento della loro famiglia. E nell'aprile '87 arriva Roberta una bellissima bambina di 4 Kg. Come in ogni coppia quando arriva un "erede" si cambia modo di vivere, la centralità viene basata sulla "cucciola". Rosangela e Roberta occupano tutto lo spazio disponibile della sfera privata di Giampiero Ventura. Loro lo seguono sempre nella sua difficile professione, lo sostengono nei momenti di difficoltà e partecipano alle sue