Ciro Ferrara, quello scudetto di vent'anni fa e la vittoria del Napoli popolare: "Un riscatto per gli emigranti"

L'ex difensore azzurro parla dell'avvenimento storico del 1987.
E' il giorno del ventesimo anniversario dello scudetto del Napoli. E chi meglio di Ciro Ferrara può parlare con cognizione di causa delle sensazioni vissute rispetto all'evento? Ecco alcuni stralci dell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport di oggi, intervista densa di emozioni, sensazioni, storia.
"Era il luglio '84 - ha detto l'attuale responsabile del settore giovanile juventino - Maradona che viene presentato in un San Paolo stracolmo. Io sono presente con i miei compagni della squadra allievi che ha appena vinto lo scudetto. E a premiarci è proprio lui, il più grande di tutti. Mi tremavano le gambe per l'emozione. Poi, sempre come premio, fummo convocati in ritiro e io mi vergognavo anche a chiedergli l'autografo. Ora sono felice perché anche stavolta sta superando un altro momento difficile. Lui si è sempre sentito napoletano. Per me è stato uno di quegli incroci nella vita che fanno la fortuna di un uomo. E non era il solo carismatico in quel gruppo.
Un altro ingrediente? La gente partenopea. Che ritrovò grande orgoglio e ci seguiva in massa dappertutto. Penso alla finale di coppa Uefa a Stoccarda. Penso alla sfida con la Juve a a Torino, vinta 3 a 1, la partita chiave per vincere quello scudetto diventato storia. Vedere ventimila napoletani gioire per quel successo rimane indimenticabile. Un riscatto per gli emigranti. La dimostrazione che se ti organizzi bene puoi competere con gli squadroni del nord.
Difficile dire se quel Napoli avrebbe potuto vincere di più. Però 2 scudetti, una Uefa, la coppa Italia, la Supercoppa Italiana, non sono poco. Il Napoli attuale? L'augurio è che venga promosso. Però è molto difficile ripetere certi risultati, perché siamo entrati in un altro tipo di calcio dove c'è bisogno di programmazione e investimenti. De Laurentiis sta facendo un ottimo lavoro e si vede che ci mette soldi e passione però è complicato pensare in questo momento a un ritorno a quei livelli".
"Era il luglio '84 - ha detto l'attuale responsabile del settore giovanile juventino - Maradona che viene presentato in un San Paolo stracolmo. Io sono presente con i miei compagni della squadra allievi che ha appena vinto lo scudetto. E a premiarci è proprio lui, il più grande di tutti. Mi tremavano le gambe per l'emozione. Poi, sempre come premio, fummo convocati in ritiro e io mi vergognavo anche a chiedergli l'autografo. Ora sono felice perché anche stavolta sta superando un altro momento difficile. Lui si è sempre sentito napoletano. Per me è stato uno di quegli incroci nella vita che fanno la fortuna di un uomo. E non era il solo carismatico in quel gruppo.
Un altro ingrediente? La gente partenopea. Che ritrovò grande orgoglio e ci seguiva in massa dappertutto. Penso alla finale di coppa Uefa a Stoccarda. Penso alla sfida con la Juve a a Torino, vinta 3 a 1, la partita chiave per vincere quello scudetto diventato storia. Vedere ventimila napoletani gioire per quel successo rimane indimenticabile. Un riscatto per gli emigranti. La dimostrazione che se ti organizzi bene puoi competere con gli squadroni del nord.
Difficile dire se quel Napoli avrebbe potuto vincere di più. Però 2 scudetti, una Uefa, la coppa Italia, la Supercoppa Italiana, non sono poco. Il Napoli attuale? L'augurio è che venga promosso. Però è molto difficile ripetere certi risultati, perché siamo entrati in un altro tipo di calcio dove c'è bisogno di programmazione e investimenti. De Laurentiis sta facendo un ottimo lavoro e si vede che ci mette soldi e passione però è complicato pensare in questo momento a un ritorno a quei livelli".
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