Calciopoli, dietrofront Mancini e Moggi all'attacco

"Pagherai tu e tutti gli amici di Torino". Queste furono le parole di Roberto Mancini indirizzate all’arbitro Rosetti dopo Inter-Roma del campionato 2004-2005. “In quei momenti si può dire qualsiasi cosa, adesso non ricordo. Per amici mi riferivo a Moggi, ma siccome Rosetti era di Torino e avevo subito un torto ho creduto che fossero amici. Lo dissi solo per questo'". Queste altre invece sono state le dichiarazioni dello stesso Mancini, attuale allenatore del Manchester City, ascoltato quest’oggi nel processo Calciopoli, in veste di testimone: l’ultimo della lista a disposizione dei pm Narducci e Capuano. Mancini ha praticamente fatto dietrofront rispetto alle sue dichiarazione dell’epoca, parlando di foga post-gara e dichiarando di aver visto, non solo Moggi, ma anche dirigenti di altre squadre parlare con i direttori di gara a fine partita, parlando semplicemente di una prassi, ma non ricordando nomi di dirigenti in particolare. Insomma, una linea soft che ha fatto irritare non poco i pm che hanno contestato in più di un’occasione le risposte del tecnico, rileggendo le sue dichiarazioni all’epoca dei fatti, con evidenti correzioni e contraddizioni. “Non ricordo” è stata la risposta di Roberto Mancini alla domanda sul giudizio dell’arbitraggio di Trefoloni in un Inter-Lazio 1-1, al quale il tecnico disse a fine gara “Vergogna, state danneggiando l’Inter”. L’atteggiamento difensivista di Mancini è stato tale al punto da far rinunciare ad alcun tipo di domanda da parte della difesa di Luciano Moggi. L’interrogatorio termina dopo soli appena dieci minuti.
Sono stati poi ascoltati Luigi Ragazzoni, presidente del collegio sindacale del Brescia Calcio, ed un consulente del Bologna Calcio: entrambi hanno analizzato e quantificato l’ammontare dei danni subiti dalla retrocessione in serie B. Ragazzoni ha sottolineato gli investimenti fatti dal Brescia in quegli anni per la permanenza nella massima serie (da R.Baggio a Toni, passando per Guardiola), gli introiti dei diritti televisivi e i 14mila abbonati nell’ultimo anno in serie A. Ragazzoni definisce la discesa in B una vera disgrazia economica: “Con la retrocessione nella serie cadetta abbiamo detto addio alle entrate dalle tv a pagamento, ai nostri giocatori di spessore ed oggi contiamo circa mille abbonati allo stadio. In pratica un depauperamento della società e del parco giocatori, senza contare che stando in B da cinque anni siamo costretti a vendere giocatori al di sotto del loro valore reale. Vedi Hamsik venduto per 5 milioni di euro e attualmente valutato almeno 30 milioni. Credo che il danno si aggiri intorno ai 60 milioni di euro”. Stessa tesi è stata ribadita dal consulente del Bologna che ha stimato il danno economico intorno ai 43 milioni di euro
E’ stata poi la volta dell’ex arbitro Cornieri (140 partite tra A e B), ed ex dirigente del Perugia e del San Marino, chiamato ad analizzare gli episodi sospetti di quattro partite del campionato 2004-2005: Chievo-Lazio 0-1 (arbitro Rocchi), Lazio-Parma 2-0 (arbitro Messina) Chievo-Fiorentina 1-2 (arbitro Dondarini) e Fiorentina-Bologna 1-0 (arbitro De Santis). Il dibattito tra teste e avvocati difensori di Lazio, Fiorentina e dell’arbitro De Santis si è trasformato in una moviola in aula, tra ammonizioni, espulsioni non date e rigori non concessi.
Mentre l’udienza si avviava verso le battute finali, l’avvocato difensore di Moggi annuncia una dichiarazione spontanea del suo assistito. Così Luciano Moggi, forte anche di un clima favorevole in aula tra avvocati difensori e giornalisti compiacenti, passa all’attacco dimenticando di essere la parte sotto accusa del processo. Ancelotti, Cornieri, Gazzetta dello Sport, Bologna Calcio e Brescia Calcio sono gli obiettivi della suo attacco: “Ci sono persone che vengono qui a scherzare, ma io non faccio lo stesso. Cornieri era un buon arbitro, ma molto più bravo come ex arbitro, visto che da dirigente di società ha ottenuto anche ottimi risultati. Non credo possa giudicare episodi arbitrali un arbitro che è stato dismesso dall’incarico. Ma voglio tornare sulle dichiarazioni della precedente udienza, fatte da Carlo Ancelotti, durante la quale ha detto che Meani non era un dirigente del Milan. Io so che quando si porta una lista all'arbitro c'è scritto chi è l'addetto e c'è il nome di Meani. Poi ha detto di sentirsi defraudato offrendo così il titolo ai giornali sportivi. Come ha fatto Maurizio Galdi della gazzetta dello sport. Siccome in questo modo si dicono solo le cose che interessano, citerò in quel campionato episodi in cui il Milan è stato favorito: Parma Milan 1-2 (arbitro Pieri) Reggina-Milan 0-1 (arbitro Racalbuto); Atalanta-Milan, (arbitro Bertini)“. Secondo Moggi quegli stessi arbitri che secondo l’accusa appartengono alla “cupola” (Pieri,Racalbuto e Bertini) hanno invece favorito il Milan. “Anche in quel campionato in cui Ancelotti si sentiva defraudato c'erano episodi in cui eravamo noi defraudati”. Ritorna sull’episodio di Baglioni (Siena-Milan): “Dalle intercettazioni Ancelotti afferma che Baglioni era stato mandato da me. Come si fa a dire una cosa del genere se non ci sono prove, tracce di telefonate tra me e il designatore mentre ci sono telefonate del Milan con i designatori?” Continuando la sua tesi del 'così facevan tutti', afferma: “E poi io potevo parlare con gli arbitri a fine gara quanto volevo, come gli altri dirigenti. Non commettevo nessuna infrazione”. E per Brescia e Bologna: “Ai consulenti dico che quando si vendono i giocatori migliori si può anche retrocedere. Ricordo che il presidente del Bologna è stato accusato di bancarotta fraudolenta”.
L’udienza si è chiusa con l’appuntamento al prossimo 1 giugno e con l’alterco finale tra Moggi e l'inviato della Gazzetta.
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