Popovic, l'ex allenatore: "Un crack mondiale notato da City, Barça e Milan. Voleva lasciare il calcio..."

Popovic, l'ex allenatore: "Un crack mondiale notato da City, Barça e Milan. Voleva lasciare il calcio..."
mercoledì 24 gennaio 2024, 21:40Le Interviste
di Antonio Noto
La sua classe è evidente, tutti i grandi club lo hanno notato, andare subito al Napoli lo avrebbe danneggiato, deve fare esperienza nel campionato italiano"

Djordjije Cetkovic, ex allenatore di Matija Popovic nelle giovanili del Partizan Belgrado, ha rilasciato un'intervista a Mozzart Sport: "La sua classe si vede subito. Come se ne accorse il Milan un anno e mezzo fa, quando Popovic battè praticamente da solo i rossoneri nel celebre torneo 'Nereo Rocco' di Firenze. Mi sembra che poi lo abbiano filmato, abbiano cominciato a monitorarlo intensamente, dopodichè si sono 'inseriti' altri club famosi".

Cosa distingue Popovic dalla concorrenza? "Ci scommetto! Tu sai perchè? Perchè è uno dei dieci più talentuosi dell'anno. Come ex calciatore e allenatore che ha trascorso molto tempo con lui, io sono chiamato a fare una dichiarazione del genere. Matija è alto 193 centimetri e per quell'altezza ha una tecnica molto buona, cosa non propriamente caratteristica dei giocatori di quella taglia. Allo stesso tempo è veloce, quando fa un passo lungo corre sul campo. Senso del gioco: perfetto. Processo decisionale: buono. E' capace di decidere la partita con una mossa. Quella mossa è solitamente superba. E' estremo perchè sa fare ciò che è particolarmente apprezzato nel calcio moderno, fare la differenza nell'uno contro uno. Il ragazzo sfida tutti gli schemi. Tutto ciò che l'allenatore escogita, è in grado di annullarlo. Questo è in poche parole".

Popovic è andato in Italia in circostanze tutt'altro che naturali. "Prima c'erano dei problemi, dovuti all'insoddisfazione. E' successo che Popovic non ha voluto allenarsi, che per lui tutto era troppo poco, che si meritava il Manchester City. Aveva persino intenzione di rinunciare al calcio. Ricordo, come se fosse ieri, quando mi annunciò prima della visita in Vojvodina: 'Boss, non ho voglia di giocare'. L'ho capito, perchè sentiva di aver oltrepassato il centro. E ha anche aggiunto: 'Guarda dove sono... vorrei giocare partite più forti'. Il messaggio mi era chiaro, perchè ha superato la 'classe 2006'. Poi gli ho detto: 'Non posso portarti dal Manchester City all'SC Vujadin Boshkov, ma tu, ragazzo, hai così tanto talento che sarebbe un errore fermarti adesso, senza nemmeno iniziare a giocare a calcio con i grandi'. In quella partita, ha servito un gol, ne ha segnato uno, avrebbe potuto segnarne un altro, ma ha colpito il palo...".

E' davvero così bravo o hai provato a rialzarlo psicologicamente dopo quel crollo? "Non fraintendetemi, ma lui era troppo per stare qui, perchè sentivo che poteva segnare ogni volta che aveva la palla. Non esagero, riesce a dribblare quattro giocatori avversari e ad entrare in rete. Ebbene, Barcellona, City, Milan lo hanno visto... Chi capisce di calcio ha capito che è un talento estremo. Nella stessa stagione ha risolto il derby eterno, segnando due gol nel fine settimana in cui non si era allenato. I medici gli hanno fasciato la caviglia e lo hanno autorizzato a giocare, anche se era fuori squadra da giorni. Un ragazzo è uscito in campo e si è "strappato". Immagino che ora capiate perchè i grandi club lo volevano. Sembra pigro, non è vero. E' un po' "difficile", specifico, come tutti quando vedono quanto possono fare. Ho sentito la storia: 'E' bravo, ma...' Non capisco perchè nel nostro calcio cerchiamo solo la negatività. Mi dissero che aveva un 'problema alla testa' e per me, come allenatore, quello era il mio compito a casa. La professione deve occuparsi della testa, non solo dei piedi. Sono uno strumento".

Ci sono molti giocatori di calcio che si sono mostrati promettenti e quindi hanno fallito nello sport perchè hanno iniziato a vagare. "Può succedere anche a lui di non raggiungere le vette che gli sono previste. Nessuno dice che sarà di prim'ordine, ma può esserlo. Dipende tutto da quanto sarà pronto a lavorare il più possibile su se stesso e se dice no alle discoteche. Finora è stato distaccato in questo senso, dedito allo sport, non gli piace 'dibattersi' nei club. Lo puoi vedere dal modo in cui è venuto ad allenarsi. Pronto. Concentrato. E' importante che la sua testa rimanga immune dall'influenza di manager e genitori troppo ambiziosi. I ragazzi sono spesso molto sotto pressione, Popovic lo sarà ancora di più, perchè guadagnerà molto di più che a Belgrado. Grandi soldi significano grandi sfide, anche se mi sembra che riesca a rimanere immune. E' sulla buona strada per diventare una personalità ben formata e, se la natura si prenderà cura di lui e si eviteranno gli infortuni, potrà avere una carriera brillante".

Tutti hanno assistito allo sviluppo di un bambino che, contro la concorrenza, somigliava a Gulliver tra i lillipuziani. "Nell'autunno del 2022 eravamo al torneo di Firenze, vincemmo il trofeo 'Nereo Rocco', che il Partizan aspettava da 13 anni. Nel torneo, Matija è stato dichiarato il miglior marcatore e, sulla strada per il trofeo, ha battuto il Milan. Poi i rossoneri hanno cominciato a seguirlo, quella è stata la svolta. Successivamente è cresciuto rapidamente e sei mesi fa era "sciolto". Anche questo non influì sulla sua abilità. Ha qualcosa che si vede raramente nei Balcani. Intelligenza calcistica secca, unita a forza e velocità, con il fatto che quelle due categorie non incidono sulla perdita della prima".

Sui paragoni con Ibrahimovic e Haaland: "E' stupido fare paragoni. Dovrebbe essere se stesso, costruirsi un nome a cui gli altri faranno riferimento. Dev'essere Matija Popovic, non una copia dei calciatori passati o attuali. La gente lo paragona a Ibra per la sua altezza, e ad Haaland per il modo in cui segna gol, e io vi dico che ha una tecnica e una conoscenza del calcio migliore sia di Ibrahimovic che di Haaland. Matija, per esempio, ha qualcosa che Ibra sicuramente non ha mai avuto, ma anche tanti dettagli che Zlatan ha, ma che Matija non ha. In questo momento le predisposizioni sono dalla sua parte per diventare un giocatore serio di un grande club europeo".

Ha scelto un grande club, dove ci sono grandi aspettative. "Per la sua maturazione l'ideale è che abbia la possibilità di conoscere il campionato italiano, di abituarsi, di fare minuti in un club più piccolo, come il Monza. Se fosse arrivato subito al Milan o al Napoli forse lo avrebbero 'inghiottito'. Questo percorso è più naturale, potrei addirittura paragonarlo allo sviluppo della carriera di Dusan Vlahovic. Piano piano verso l'alto. E' importante che sia in una squadra dove i compagni capiranno le sue idee. I buoni calciatori devono essere circondati da giocatori altrettanto bravi. Altrimenti ristagnano. Non è possibile eguagliare il top e la media, perchè il primo non vuole abbassarsi al livello del secondo, e il secondo non ha la qualità per elevarsi alle vette che il primo cerca. Ad esempio, un grande calciatore ti giocherà sempre un passaggio tempestivo, sul piede di "apertura". E quello medio ti darà un 'osso' e poi la gente dirà: 'Guarda questo, perde la palla'. Per non far sembrare che Matija 'non sappia nulla', è bello che presto avrà l'opportunità di giocare ai massimi livelli".