Mascara: "Napoli? Ho dato una mano a raggiungere la Champions, poi quando ho capito che non c'era spazio..."

Un altro mondo. Giusto venti minuti di taxi dal JW Marriott Marquis Hotel, dove va in scena il Globe Soccer 2012 ed ecco Giuseppe Mascara. Siamo a Dubai, l'ex attaccante del Catania ci apre le porte di casa sua. Direzione terrazzo, vista mare. Scendi le scale e sei in spiaggia. Una chiacchierata di venti minuti, tra il passato diviso fra Catania, Napoli e Novara e il presente che Mascara vorrebbe fosse anche futuro, all'Al Nasr di Walter Zenga. "Anche se non gioco più in attacco, ma faccio l'esterno di centrocampo", dice sorridendo il giocatore di Caltagirone a TuttoMercatoWeb.
Partiamo dall'inizio: si è ambientato subito? "L'impatto non è stato come me lo aspettavo. Cambiare stile di vita, non parlando quasi niente - ma solo a livello scolastico - l'inglese, per me è stato un po' difficile. Ma avendo il mister e gli assistenti che parlano italiano andava sempre meglio. Pensavo fosse più facile, ma ne è valsa e ne vale la pena (sorride e indica la spiaggia che vedete alle sue spalle, ndr)".
Tanti anni al Catania, poi il Napoli: il suo ricordo degli azzurri? "Sono contento del primo anno di Napoli, quando ho capito che non andava più bene sono andato via. I primi sei mesi ho sempre giocato e dimostrato il mio valore. Sono arrivato in una squadra competitiva, il Napoli era terzo o quarto, servivano ricambi e penso di aver dato una bella mano per raggiungere l'obiettivo Champions. Il secondo anno c'era bisogno di gente nuova, per me c'era sempre meno di spazio e appena l'ho capito sono stato chiaro con tutti: il mister voleva che restassi, ma faccio questo lavoro da quindici anni e volevo sentire ancora l'odore dell'erba, così sono andato al Novara che mi ha voluto fortemente".
Dopo Napoli il Novara, un'esperienza finita con la retrocessione. "Sapevo che era difficile. Le imprese non riescono sempre. Quando sono arrivato avevamo pochissimi punti, abbiamo fatto un grande lavoro. Gli altri però andavano forte. E quando vivi di ricordi e pensi a ciò che hai fatto è difficile ripeterti. A Novara si viveva di ricordi, di passato, delle vittorie precedenti. Bisogna sempre vivere di presente".
Nei prossimi anni si vede ancora all'Al Nasr? "Ho ancora un anno e mezzo di contratto. Se loro vogliono continuare quest'avventura, nella mia testa c'è di fare altri due anni e poi dedicarmi alla famiglia. Altrimenti sogno di chiudere la carriera nella mia città, al Catania".
Talent scout: su chi punta tra i suoi compagni? "Ci sono due-tre ragazzi interessanti, per esempio Bruno Cesar, che però è infortunato ma appena tornerà ci aiuterà".
Futuro: appese le scarpette al chiodo dove si vede Giuseppe Mascara? "Non ci ho ancora pensato, voglio ancora divertirmi a giocare a calcio. Ho una scuola calcio con tanti bambini, a volte penso a loro, altre a fare il dirigente. Però in questo mondo è difficile pensare al futuro: dall'oggi al domani possono cambiare tante cose".
Pietro Lo Monaco: dal Catania al Palermo. E chi se lo aspettava... "Nel calcio non c'è niente di cui meravigliarsi. Oltre al direttore si sono viste tante altre situazioni, vedi il mister. Il calcio è un lavoro a tutti gli effetti, Lo Monaco di calcio ne capisce tanto e negli ultimi anni ha fatto cose straordinarie: ha preso il Catania con il presidente Pulvirenti e insieme a lui lo ha portato a livelli importanti. Ora c'è il Palermo, una nuova sfida con un presidente che nell'ultimo periodo ha cambiato tanto. Zamparini si è affidato a Lo Monaco, il Direttore ci sa fare. Poi nessuno sapeva niente, è stato bravo a lavorare senza far trapelare nulla. Io non volevo crederci: Lo Monaco è tosto, Zamparini più di lui. Da quello che si legge vanno d'accordo, vuol dire che sono riusciti a trovare un certo feeling".
Il suo ex direttore ha un caso spinoso con cui fare i conti: il rinnovo del contratto di Miccoli. La scorsa estate sarebbe potuto diventare suo compagno di squadra... "Chiunque vorrebbe uno come Fabrizio in squadra. Oltre ad essere un grande giocatore è un grande uomo. Ci mette sempre la faccia, infatti è diventato l'idolo di Palermo. Lo ha meritato in campo e fuori".
Ma è in scadenza di contratto. "A volte non so se sia un bene o un male andare in scadenza, soprattutto di questi tempi. Parliamoci chiaro: i soldi veri in Italia sono finiti ed è anche giusto così, le società sono state spremute a dovere. Spero che Fabrizio rinnovi il suo contratto, altrimenti...".
Altrimenti? "Gli auguro di raggiungermi qui. Non si sta male, vero? (sorride, ndr)".
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