AUDIO - Zenoni: "Tante occasioni sprecate dalla Juve per demerito e per bravura di Meret"

AUDIO - Zenoni: "Tante occasioni sprecate dalla Juve per demerito e per bravura di Meret"TuttoNapoli.net
© foto di Federico De Luca
martedì 16 febbraio 2021, 21:10Le Interviste
di Antonio Noto
L'ex difensore Cristian Zenoni ha parlato ai microfoni di Tmw Radio.

L'ex difensore Cristian Zenoni ha parlato ai microfoni di Tmw Radio: “Col Napoli la Juventus le occasioni le ha avute ma non le ha sfruttate, sia per demerito che per bravura di Meret. Il Napoli ha concretizzato una delle poche occasioni, ma non ha rubato niente. Bravo Gattuso che ha portato una boccata d'aria alla squadra, mentre la Juve deve proseguire sul percorso, perché ha le carte in regola per vincere sia in campionato che in Champions”.

In Europa cosa potranno fare?
“La strada sembra quella giusta e la squadra lo segue, anche se manca ancora qualcosina per essere decisivi in Champions. In questo momento manca uno come Dybala, uno dei giocatori principali nella Juventus. Spero rientri presto perché può dare una grossa mano”.

Mancano un vice-Morata e un regista?
“In parte. A centrocampo avevano preso Arthur, e credo che lui possa fare il regista. Il vice-Morata manca, ma Pirlo ha comunque la possibilità di trovare altri giocatori che fanno comodo in attacco, e penso ancora allo stesso Dybala”.

Che avversario è il Porto?
“Spesso le partite che sembrano più abbordabili, in realtà, sono piene di sorprese. Ci sono possibilità di andare avanti per la Juve, ma non se prende l'avversario sotto gamba”.

Si parla troppo poco della Sampdoria?
“Da quando è arrivato Ranieri, già dall'anno scorso, ha portato subito tutti fuori dalle brutte acque. Sta dimostrando che, col suo modo di fare e di vedere il calcio, che è ancora un grande allenatore. La Sampdoria sta facendo un grandissimo campionato, forse anche sopra alle attese. Quagliarella lo danno sempre per finito, e poi ogni anno dimostra coi gol che non è così”.

Dell'Atalanta che dice?
“Il lavoro che hanno fatto negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti: cambiano tanti giocatori eppure i risultati arrivano sempre. Fanno un gran calcio e la società sa investire, merito a Percassi e a chi gli sta dietro. A una società del genere va fatto solamente un applauso... Rispetto a quando ci giocavo io, forse, la cosa che è più cambiata è che usano meno il settore giovanile ed attingono più dal mercato internazionale”.

Col Real Madrid possono provare a fare il colpaccio?
“Sicuramente loro giocheranno sempre nella stessa maniera, e sono convinto che non parte battuta. Sono curioso di vedere dove potranno arrivare...”.

Oggi che allena i ragazzi, da quale dei suoi maestri attinge di più?
“Sono cresciuto nel vivaio dell'Atalanta e non posso non pensare ad allenatori come Prandelli e Vavassori, che ho avuto sia nelle giovanili che poi in prima squadra. A livello personale mi tengo stretti i loro consigli, anche perché li reputo delle persone vere. Tutti mi hanno lasciato qualcosa, se poi devo fare altri nomi dico Lippi, per come gestiva la squadra e la settimana avendo a che fare con tanti campioni da tutto il mondo, e Novellino, perché martellava tanto sull'aspetto tecnico e difensivamente mi ha insegnato molto”.

Quale l'esperienza più significativa fin qui nella sua carriera?
“Le tre annate nella Beretti, che si avvicina di più ad una prima squadra, e poi la parentesi alla Feralpi Salò con mio fratello, anche se non è andata benissimo: mi ha fatto capire che non devi tralasciare delle cose, e spero sia un insegnamento per il futuro”.

Ha la consapevolezza di essere tra le icone del calcio anni '90?
“No. Vi spiego perché: sono persona con i piedi per terra e, parlando per mio fratello che penso di conoscere abbastanza bene (ride, ndr), sappiamo cosa abbiamo fatto, arrivando a giocare in Serie A partendo da un settore giovanile e vestendo pure la maglia azzurra della Nazionale, venendo convocati insieme. Non lo dimenticherò mai. Però icone non siamo”.

Chi il più forte con chi abbia mai giocato?
“Rischierei di dimenticare qualcuno! Direi Del Piero, per come ha giocato, per com'è umanamente e per cosa ha dimostrato alla Juventus. Uno con cui ho giocato solo contro, ma era fortissimo, era Ronaldo, il Fenomeno”.

Quale secondo lei l'aspetto in cui il calcio è più stravolto?
“Una cosa che salta subito all'occhio è che il calcio sia andato migliorando sotto ogni aspetto, ma soprattutto sulla tecnologia. Non solo per il VAR, che quindici anni fa non immaginavamo nemmeno, ma parlo anche di strumenti per preparare le partite. Ci sono tutti i pro e i contro: il VAR è un vantaggio se usato bene, ma qualche errore lo si fa anche con quello, e a volte viene da pensare che sia meglio il vecchio calcio. Non ci accontentiamo mai”.

Quale il traguardo cui è più legato?
“Non è un successo: la convocazione in Nazionale con mio fratello. Una sensazione unica, ogni bambino che inizia a giocare a calcio vorrebbe vestire quella maglia. Metto anche la vittoria del primo Scudetto con la Juve, un altro traguardo che chiunque vorrebbe raggiungere. Per la Champions ci sono andato solo vicino, perché a Manchester perdemmo col Milan... C'è mancata poco”.