Tutta la verità sul rinnovo di Zuniga: c'è una falsa voce da smentire. De Laurentiis mette altri 35 milioni in preventivo e fa un applauso al suo “Principe delle clausole”. Ecco chi è

Finalmente Camilo Zuniga ha rinnovato. La telenovela è finita, ma senza sorprese. Una storia lunga, che fortunatamente ha avuto un lieto fine. C'è da sorridere perché in questa vicenda chi ha dato una parola l'ha poi mantenuta, con serietà e correttezza. E soprattutto dopo il termine di questa telenovela tutti sono contenti e soddisfatti. Anzi no, c'è la Juventus che si è proprio offesa. Non col Napoli, ma col procuratore del colombiano, che aveva un accordo sulla parola per il passaggio di Zuniga in bianconero da giocatore svincolato.
I SALTELLI E UNA PROMESSA. Ma che Zuniga sarebbe rimasto si è capito verso la fine di agosto, precisamente prima della partenza per Londra, dove il Napoli giocò l'Emirates Cup con Arsenal e Porto. Qualche giorno prima il colombiano saltellò al San Paolo al coro “Chi non salta è juventino” dimostrando ciò che già aveva accennato a Bigon. «Voglio restare, però col rinnovo». Zuniga dimostrò di fregarsene della Juventus, a patto che il Napoli accontentasse le sue richieste. Niente di strano, e infatti De Laurentiis acconsentì, fissando un appuntamento generico con l'agente (quello avvenuto poi solo a fine agosto) ma promettendo “più soldi, sempre e in ogni caso” di quelli proposti dalla Juventus, a patto, ovviamente, di rinnovare alle condizioni del club.
L'AMATA-ODIATA CLAUSOLA. Vero è che Zuniga ha ammesso di avere richieste dalla Spagna (Barcellona e Real Madrid) e che in caso di offerte da queste squadre un pensierino vorrebbe farcelo. De Laurentiis accontenta tutti e propone la clausola (in verità si era cercato di evitarla dopo i precedenti di Cavani e Lavezzi, partenti annunciati). «Se proprio deve andare, fuori i soldi», è il motto di De Laurentiis. Si è trattato a lungo proprio sulla clausola: il giocatore la voleva più bassa possibile, il presidente l'esatto opposto. Si è trovato l'accordo per una cifra (non nota) che è stata definita “superiore a quella di Lavezzi”, per bocca dello stesso Zuniga. Quanti milioni? Se Lavezzi valeva 30, Zuniga può valerne fino a 35, ma nessuno può escludere che potrebbero essere di più. Ora la domanda è: c'è qualcuno che sborserà questa cifra? Ad oggi i fatti dicono che in casa Napoli clausola vuol dire cessione. Chi prima, chi dopo. Lavezzi è “durato” due stagioni, Cavani una. Per Zuniga la clausola non è stata ufficialmente annunciata, come accadde con Lavezzi. Mentre per Cavani De Laurentiis sbandierò per mari e monti i 65 milioni di euro.
UNA VOCE DA SMENTIRE. Premesso che l'offerta del Napoli è passata da 1,4 milioni ai ben 2.8 più bonus (fino a un milione o quasi) c'è una voce che va chiarita. Confondendo stipendi lordi e bonus inclusi o esclusi, si è detto che Zuniga guadagna ora più di Hamsik (che percepisce 3,5 più bonus, sempre il milione o quasi). Questo “sorpasso” del colombiano genererebbe malumori nello spogliatoio, e il “calo” di Hamsik nelle ultime due gare, secondo qualcuno, sarebbe dovuto proprio a questo. Non è così, in quanto Zuniga è “solo” il terzo calciatore del Napoli in quanto a ingaggi: davanti a lui lo slovacco, appunto, e Higuain. A proposito, ma perché De Laurentiis non fa chiarezza una volta per tutte? Ha scritto l'ingaggio di Insigne, potrebbe farlo anche per gli altri. Sarebbe la cosa migliore per evitare equivoci.
BIGON, IL GRANDE MEDIATORE. De Laurentiis, quindi, mette 35 milioni (ipotizzando questa clausola) in preventivo, perché l'offerta per Zuniga potrebbe arrivare davvero, e disegna un'altra eccezionale operazione di plusvalenza dopo quelle di Lavezzi e Cavani (5 per 30 milioni e 16 per 65 milioni). Zuniga è stato pagato 8, e sarà venduto (se ciò dovesse accadere) a una cifra quattro volte o più superiore. Il merito di quest'altro capolavoro di plusvalenza va a Riccardo Bigon, che come accadde per Lavezzi è stato mediatore e compilatore dell'accordo, andando a limare gli screzi tra De Laurentiis e Calleri (il procuratore di Zuniga) e prendendo i tempi giusti per evitare lo scontro. Un'altra creazione del ds, che senza il suo apporto avrebbe visto il colombiano partire insalutato ospite, un po' come capitato a Campagnaro. Stavolta Bigon è riuscito a convincere il presidente che perdere anche Zuniga sarebbe stato un gravissimo errore.
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