La panchina più prolifica d'Italia. Per Ancelotti i titolari sono 14, ma c'è da convincere Mertens
Quanto conta la panchina? Tanto per Carlo Ancelotti. Un allenatore che sa cambiare il volto alle partite scegliendo gli uomini giusti da inserire per dare un volto diverso al match. Lo dicono i numeri. In questa prima parte di stagione i subentrati hanno portato in dote 5 reti agli azzurri. Nessuno come gli azzurri in serie A. Due di questi sono stati segnati da Dries Mertens, uno che proprio non condivide la tesi dei "14 titolari" di Carlo Ancelotti. Il senso della visione del tecnico è che anche i tre giocatori che subentrano a gara in corso possono avere un'importanza anche maggiore degli 11 schierati dall'inizio.
"SPACCO LE PARTITE? NON DITELO AD ANCELOTTI". Una visione che Dries fa fatica ad accettare. Quando a Sky, qualche settimana fa, gli sottolinearono la sua capacità di spaccare le partite entrando a gara in corso, replicò subito, con il suo solito sorriso: "Non mettiamo questa cosa nella testa di Ancelotti che non mi piace, in questi due anni mi sono tolto questa etichetta. Voglio giocare". Ed è proprio questo concetto che non piace a Dries, a cui non va giù di essere sul podio dei giocatori che entrano più spesso dalla panchina (è subentrato sette volte sulle tredici partite fin qui disputate. Peggio di lui soltanto Cutrone (Milan) e Kownacki (Sampdoria) che sono entrati dalla panchina 8 volte). Il belga c'ha messo tanto a far capire a tutti di essere un calciatore pronto dall'inizio e non solo uno che sa sfruttare la stanchezza degli avversari per sfruttare la sua tecnica e la sua velocità.
"CONTA LA QUALITA'". Ancelotti l'ha capito, ma lui amministra la sua squadra. Non vuole i suoi uomini troppo stanchi, l'obiettivo è restare su tre competizioni il più a lungo possibile ad alti livelli, quindi giocare tante partite. E per farlo bisogna ruotare molto e tenere tutti i calciatori sul filo, concentrati. E' questo che ha provato a spiegargli Ancelotti, che ieri in conferenza ha fatto intendere di essersi soffermato a parlare della questione con il suo attaccante, ribadendo poi gli stessi concetti espressi a Dries in privato anche pubblicamente, parlando più allo stesso calciatore che alla stampa: "Lui ha il desiderio di giocare dall'inizio, ma gli ho spiegato che è una vecchia cosa che riguarda il calcio italiano. Prima non c'erano neanche i cambi, quindi non iniziare significava non giocare. Gli attaccanti sono quelli più facili da cambiare, se la vinci puoi toglierli per mettere uno più difensivo, se la perdi li cambi per metterne altri più freschi. Tutti devono capire con è tanto la quantità dei minuti che conta, ma la qualità, come lui spesso ha fatto. Non è detto che non possa giocare dall'inizio, è in forma, e viene utilizzato per quello, poi dall'inizio o in corsa è anche per fargli tenere questa condizione a lungo e fare in modo di non trovarci uno fuori condizione ed uno dietro fuori di testa mentalmente".
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