Da 0 a 10: la resa storica di Juric, i 15 punti ridati alla Juve, Spalletti lancia la bomba alle Tv e gli orologi molli di Kvara
Zero a chi prova a spostare la telecamera altrove. A chi non comprende, a chi finge di non capire, a chi mentre la storia si compie si perde nelle quisquilie. Questa squadra è di tutti, dovrebbe essere di tutti, quelli che amano un pallone che rotola. È un evento eccezionale, una sfilata verso la gloria, la bellezza che si fa azione, l’immenso che si comprime dentro ad un rettangolo verde. “L’amore è l’insostituibilità” scrive Paolo Sorrentino in ‘Hanno tutti ragione’. Impossibile non amare questi insostituibili. E c’è chi ancora rivenda le penalizzazioni: ridicoli.
Uno il gol in campionato, dopo quello in Champions, di Ndombele. Frizzantino Tanguy, che sfrutta il cioccolatino di Kvara confermando il fiuto in zona gol. Sprazzi di un talento ancora incatenato ad una condizione psicofisica a caccia di una definitiva consacrazione. Bello l’abbraccio e i sorrisi con l’amico Kvara, una storia di amicizia come nel film Io&Marley: “Se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo”. E pure tanti assist.
Due aprile, si torna in campo il due aprile contro il Milan. atto primo, di tre atti tutt’altro che da Amici Miei. Pioli prova a spostare la pressione, fa il giochino di tirare in mezzo la storia che a Napoli hanno esultato per il sorteggio. Pioli, quello che qualche volta ha ricordato che non meritava di perdere contro il Napoli all’andata, prova a fare il furbo. Sottovalutare il diavolo sarebbe imperdonabile leggerezza, la sfida in campionato è un cucchiaino per insinuarsi nella testa dei rossoneri.
Tre come il tre a zero che meriterebbe narrazione autonoma rispetto a tutto il resto della gara. È quadro da esporre in una mostra tutta sua, vale ben oltre il prezzo del biglietto perchè è visione di infinito. È geometria che si applica al gioco, la testimonianza che la perfezione può essere raggiunta. Ora che quell’azione è nella testa, per sempre, ogni tanto ripromettiamoci di chiudere gli occhi, ripensare a questo gol, con What a Wonderful World a fare da colonna sonora. Estasi.
Quattro gol, una passeggiata di salute. Le invasioni del Napoli non sono barbariche, non necessitano di grande spargimento di sangue perchè ci sono guerre che vale la pena combattere ed altre che non devono nemmeno iniziare. Troppo il divario, la distanza, la differenza, al punto che Juric pare quasi imbarazzato nelle interviste. Vorrebbe dire: “Ci hanno massacrati, siamo durati una decina di minuti dopo il gol di Osimhen”. Non può dirlo, ma lo sa. Lo sanno tutti. Un cammino inarrestabile, nonostante qualcuno stia provando a ridare sul campo i 15 punti alla Juve. Il Paradiso dopo l’Inferno: “Non temer; ché 'l nostro passo non ci può tòrre alcun: da tal n'è dato”.
Cinque quintali, un macigno più che un sassolino. Spalletti ne ha dovute sentire di cazzate, delle sue squadre che crollano in primavera, del nuovo campionato che iniziava dopo il Mondiale. Lapidario Luciano in conferenza: “Si diceva che avremmo avuto problemi dopo la sosta. Li hanno avuti gli altri”. Colonna sonora consigliata: Respect, di Aretha Franklin.
Sei e mezzo a Olivera, che vince il premio self-control 2023. Sul tacco di Kvara ci sarebbe da abbandonarsi alla sindrome di Stendhal, ma se sei cresciuto a Montevideo sai bene che non c’è mai da abbassare la soglia d’attenzione: bellissimo il cross per la seconda capocciona di Osimhen. Giocatore solido, come un Roccocò sopravvissuto alle feste di Natale.
Sette a Giovanni Di Lorenzo, il sarto. Raccoglie frammenti di stoffa slegati tra loro e li rende abiti su misura, per i compagni e per il calcio di Spalletti. Consegna con cura a Kvara il pallone prima del rigore, giusto per lenire qualche affanno dell’errore con l’Eintracht. Conduce da maestro l’azione del 3-0, senza mai pretendere un posto in prima pagina. “Chi sa essere capitano e si comporta da capitano": aggiungete questa strofa ai Giusti di Borges, quelli che gli stolti ignorano e che invece sono la salvezza del mondo.
Otto al Salvador Dalí con la maglia 77. C’è la persistenza della memoria in ogni giocata, la volontà di imprimere per sempre un gesto, risultare comunque decisivo, o almeno provarci. Gli orologi molli disseminati da Kvaratskhelia scandiscono un tempo senza tempo, un continuo ritorno al concetto dell’inesorabilità. Rigore, assist a Ndombele e tacco con l’occhio dietro la testa per nobilitare l’azione del 3-0. Per Kvaratskhelia già 14 reti in stagione con 16 assist: in 30 reti c’è il suo zampino. Ma in realtà sono molto di più. “L'unica cosa di cui il mondo non avrà mai abbastanza è l’esagerazione"
Nove ai diamanti dentro di Osimhen. C’è un bagliore, un luccichio, un movimento ipnotico nei passi da ghepardo di Victor, l’uomo che sfida i giganti e farebbe rivedere qualche teoria sulla legge di gravità pure a Isacco Newton. Brilla Osimhen, illumina ciò che tocca con un brillantante chiamato fede, quella che smuove pure le montagne. Più della strepitosa doppietta, resta negli occhi la fame con cui va a prendersi il pallone che porta al gol Ndombele. Suona per te 'Shine on you crazy diamond’ dei Pink Floyd': "Continua a risplendere pazzo diamante, ora c’è uno sguardo nei tuoi occhi, come buchi neri nel cielo. Continua a risplendere pazzo diamante".
Dieci e lode ad una squadra capace di vincere tra Serie A e Champions 30 gare sulle 35 giocate. E sbagliamo, sbagliamo a non restare a bocca aperta. A non guardare, con rinnovato stupore, ogni impresa, ad assistere attoniti ad ogni giocata sbalorditiva. L’arte non può essere banalizzata, le tappe di un percorso rivendicano i giusti tributi. È un Napoli spaziale, che ha accorciato la dimensione tra realtà e sogno, le ha mescolate come carte da gioco in cui peschi sempre e solo il Jolly. “Fate in modo che i vostri sogni divorino la vostra vita così che la vita non divori i vostri sogni”. Questa squadra ha divorato anche le ultime paure: siamo dinanzi al gruppo che porterà il terzo scudetto in città. Suonino le trombe.
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