Da 0 a 10: il debito di Mario Rui, l'agguato a Meret, la gestione scandalosa di Kruzliak e la mossa del giustiziere Spalletti

Da 0 a 10: il debito di Mario Rui, l'agguato a Meret, la gestione scandalosa di Kruzliak e la mossa del giustiziere Spalletti TuttoNapoli.net
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 1 ottobre 2021, 14:03Zoom
di Arturo Minervini
Il Napoli cade contro lo Spartak Mosca: non bastano i gol di Elmas e Osimhen. Ora testa alla sfida contro la Fiorentina in campionato.

Zero al massacro di Mario Rui. Che attraversa le strisce pedonali della schizofrenia mediatica: dalle stelle alle stalle nel giro di un semaforo. Da nuovo eroe a vecchio pirla, senza un minimo di equilibrio, mossi dalla voglia di distruggere, picconare, asfaltare tutto quello che non ci piace. È un meccanismo bestiale, della ruspa, dei citofoni e dei puri che poi tanto puri non sono. Il passato è un conto sempre troppo salato da pagare, al primo errore tornano tutti i vecchi creditori. Porta a casa la lezione Mario.

Uno il punto in due gare. Questo sì è un numero che infastidisce, perché non corrisponde a quanto gli occhi hanno percepito. Dominante a Leicester, straripante nella prima mezz’ora con lo Spartak: seminare e non raccogliere è lo slogan per inquadrare questo primo ciclo europeo. 

Due cartellini rossi, ma ne manca uno (decisivo) all’appello. Kruzliak è uno degli arbitri più scarsi mai atterrati a Fuorigrotta, da libro cuore per la sua incapacità di imporsi sul terreno di gioco. Va il cuore in frantumi vedendo il direttore di gara che supplica i calciatori di non fare i cattivoni, mentre prova goffamente ad andare al Var per rivedere il rigore assegnato e poi revocato allo Spartak. Una serie incredibile di sfortunati eventi che nascono a cascata dalla prima scelta folle: mandarlo al Maradona.

Tre reti subite ed è colpa di Meret. È sempre colpa di Meret: un agguato mediatico puntualissimo. Non si sa bene dove sia, ma c’è. Ormai va di moda così, è un pochino come l’effetto farfalla: la sola presenza di Alex in campo può indurre qualcuno dall’altra parte dell’universo ad attribuirgli qualsiasi tipo di responsabilità. Sta diventando un’ossessione, sarebbe quasi da riderci sopra se non fosse così diffusa questa Meretite. Vi ricorderà qualcuno che vi ha picchiato da piccolo, altrimenti non è spiegabile.

Quattro cambi e tutti in coro (ma solo dopo la sconfitta): sono troppi. Sarebbero stati pochi se il Napoli avesse vinto, perché funziona così, non va mai bene niente. Il segreto è apprendere che alla fine ‘Hanno tutti ragione’, perché ognuno ha la propria. “Come ti muovi ti muovi vai a sbattere sempre contro le stesse persone, che conosci da quando sei nato”. I greci la chiamavano ‘Aporia’.

Cinque reti subite in due gare europee, appena due in sei partite in Serie A. Sarà pure un caso, che racconta però di un approccio differenti delle squadre europee alla fase offensiva. Il catenaccio di Mazzarri è ricordo ancora fresco per non notare le differenze. Un gigantesco Koulibaly trova l’errore: “Dobbiamo fare un calcio più aggressivo contro certi avversari”. E tiene ragione. 

Sei su sei in campionato e Firenze alle porte. La sconfitta di ieri non significa nulla, perchè maturata con l’inferiorità numerica che ha stravolto un match sino a lì dominato. Ma la sconfitta è sempre una grande occasione di riflessione, lo spunto per guardarsi dentro con maggiore scrupolosità. Al Franchi i tre schiaffi russi dovranno amplificare la voglia di urlare al mondo ‘è stato un incidente di percorso’. Si cresce cadendo, si diventa uomini sul dolore che si trasforma in energia.

Sette gol, a differenza dei Green Day Osimhen non vuole essere svegliato quando settembre sarà finito. È la pallina da flipper che manda in tilt il sistema, rimbalzando da una parte all’altra del campo lasciando alla difesa un’unica alternativa: abbatterlo. Ridefinisce in termine moderni l’espressione: fare reparto da solo. È c’è una fluidità affascinante nell’evoluzione calcistica di questo prodotto ancora tutto da modellare, un marmo a cui la natura assesta colpi mirati di scalpello per estrarne ulteriore bellezza. 

Otto ad Elmas, per una serata che poteva essere da ricordare e non lo sarà. Segna un gol lampo, conferma le sensazioni positive di questo nuovo corso con Spalletti. C’è sintonia tra tecnico e macedone, che deve dare maggiore sostanza al proprio calcio. Estendere il raggio d’azione, tecnico e fisico, strutturare una personalità che si palpabile. Abbinare, insomma, ancora più sostanza ad un talento che resta terreno a cui affidare speranze di un ottimo raccolto. 

Nove ad una giornata che avvicina Insigne al Napoli. C’è una distanza che diventa colmabile, un freddo che diventa meno freddo nell’incontro tra De Laurentiis e l’agente del Magnifico. Una nuova serenità, che i gesti raccontano più delle indiscrezioni incontrollate: l’abbraccio a Spalletti dopo la sostituzione, che in altri tempi avrebbe offuscato la vista, è simbolo di un’intesa che è sbocciata con i migliori propositi. Napoli è ‘la tua persona’ Lorenzo. Sceglila. Amala. Continua a farlo.

Dieci al giustiziere Spalletti. Che proprio non ci sta alle prese in giro dalla panchina russa, che va a dirne quattro ad uno zelante e maleducato collaboratore di Rui Vitoria. Condisce il tutto con una teatralità che non è mica debolezza, è allenante per la testa dei suoi. Ha piantato il seme della rivincita in quelle mosse finali, ha pianificato una vendetta da consumare in terra sovietica. Quando perdi, non pensare alla sconfitta. Inizia a pensare come vincere la prossima. "Raccontare dei successi, e dei fischi non parlarne mai. E se ti fermi, convinto che ti si può ricordare, hai davanti un altro viaggio...".