Da 0 a 10: i due gol di McTominay, gli insulti (poi ingoiati) a Lukaku, la svolta di Conte nello spogliatoio e l’orgasmo di Fabregas per Lobotka
Zero ad una ventina di minuti del primo tempo in cui, onestamente, il Napoli non ci ha capito niente, semplicemente perchè di fronte si è trovato un gran Como. Ma quei minuti, non sono mica vani. Tutt’altro. Sono un altro mattone su cui edificare il Nuovo Palazzo, perchè la vittoria è una grande Matrioska, che se la apri ci trovi sofferenza, sacrificio, cadute e delusioni. Il Napoli aggiunge un altro pezzettino al Puzzle chiamato Ricostruzione, sullo sfondo Pappalardo canta ‘Ricominciamo’. Ci vuole la pazienza delle onde, dopo una gara che pensavi di aver vinto dopo 26’ secondi.
Uno il gol incassato, il primo su azione da quando c’è Buongiorno. Fato infame volle che, proprio su un uscita meno aggressiva dell’ex Toro, arrivi il destro fulmineo di Strefezza. Che forse Meret lo parava, ma non si può dire altrimenti gli haters di Alex s’arrabbiano. Quindi lo penso. E non lo scrivo. Mica l’ho scritto? Se l’avessi fatto, non fateci caso.
Due mani sulla schiena, non una, due. Perché non viene dato il rigore su Kvara? Come si può dare valore allo spirito del gioco, se viene concesso in area di rigore di spingere un avversario che ti ha appena dribblato? Feliciani è un arbitro scarso, meno affidabile dell'R5 la domenica pomeriggio. Il Var è coi suoi silenzi sulla stessa mediocrità. Un fallaccio quasi da rosso su Anguissa, che nemmeno viene fischiato e consente pure una ripartenza al Como. “I silenzi hanno creato Calciopoli” disse Mourinho. Tacere, dinanzi a questi orrori, non si può. E non si deve.
Tre parole, semplici ed efficaci, come il ritornello di Sole, Cuore, Amore. Dammi tre parole Aurelio, che sono ‘Forza Napoli Sempre’. Perfetto, sintetico, senza voli Pindarici come quel ‘Non diciamo niente per scaramanzia’ che invece diceva tutto come Peppino con Totò, Non servono proclami e pressioni all’ambiente, Conte l’ha spiegato alla perfezione in conferenza e De Laurentiis stavolta ha recepito. Facendo uno sforzo simile a quello di Fantozzi che si colpisce il dito col martello e poi va ad urlare ad un chilometro di distanza. Benissimo così Presidente.
Quattro per quattro: come le ruote motrici di un Napoli che sa affrontare tutte gli imprevisti della strada, avendo alla guida un fuoriclasse assoluto. Il Napoli non è ancora bellissimo, ma è pratico ed efficace, trova nel Mr Wolf che ha in panchina le soluzioni di cui ha bisogno. La gara non è stata vinta nei 90’ in campo, no. La gara è stata vinta nei 15’ dell’intervallo, quelli in cui Conte ha potuto dare alla squadra gli accorgimenti e le motivazioni venute a mancare dopo il vantaggio lampo. In città è già Conte-Mania, un amore nato non subito, ma che è deflagrato nella notte di Fuorigrotta. “Mi sono innamorato di te come quando ci si addormenta: piano piano poi.. Profondamente”.
Cinque cambi ed una grande garanzia: sebbene si stia formando un blocco dei titolarissimi, quei titolarissimi dovranno tenere sempre alto il livello per non lasciarsi scavalcare. Nomina Gilmour e Ngonge la faina Conte, sa bene che il rendimento dei titolari è legato alla credibilità delle alternative, in una tensione evolutiva che può davvero spinge lontano il Napoli. Un sogno collettivo, di ritagliarsi un ruolo importante. “Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi solo i sogni che non fanno svegliare?”.
Sei volte ci ha messo lo zampino come il diavolo: che il più grande inganno compiuto è convincere di non essere esistito. David Neres è come la Nebbia a Milano: c’è, ma non si vede. Non risulta mai nelle formazioni iniziali, è un veleno che resta nascosto, che si palesa quando ormai ti sta già passeggiando nelle vene, verso i punti vitali che fa esplodere con la velocità di KenShiro. Non ci impiega sette secondi, ma poco più il brasiliano per far esplodere il Como con la “Tecnica della pressione alle tempie”. Le sue statistiche sono da leggenda : 2 gol e 4 assist in 144’ giocati per il legittimo successore della Divina Scuola di Hokuto.
Sette giornate con sedici punti: ci avrei messo la firma! Lo dice Antonio Conte, chissà se veramente ci crede, ma poco importa. Il mister se ne frega del vero e del come arrivare allo scopo, è machiavellico in ogni parola, espressione, gesto o silenzio. Proprio come il Santiago pennellato su carta da Hemingway ne ‘Il vecchio e il mare’, Conte attende silenzioso e speranzoso che quel qualcosa, che non vuole pronunciare, abbocchi al suo amo. “Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono”.
Otto McTominay, a tutto quello che fa in mezzo al campo, a come lo fa, a quello che prova a fare anche senza riuscirci. L’inserimento in zona centrale dopo 26 secondi farebbe invidia ad un movimento di Allen Iverson ai tempi d’oro di Philadelphia: palla c’è, palla non c’è, tocco col sinistro e col destro e palla riappare magicamente dentro la porta di Audero. È un talento coltivato dalla letteratura calcistica questo scozzese che sembra, come dicono gli anglofoni, un Freak of Nature: un meraviglioso scherzo della natura, una commistione di tanti generi dentro il corpo di un giocatore di basket che si muove in punta di piedi come Roberto Bolle. Ci vorrebbe una ScottCam per rendere onore ai movimenti, alla sagacia, alla futuribilità di ogni sua giocata. Bello, che balla, che cammina, che accelera, che dribbla. Bellezza totalizzante. La giocata migliore? Non il primo gol. Il secondo, quello che evita con una chiusura provvidenziale su Nico Paz.
Nove ai piedi di Lukaku che si muovono come un compasso che vuole disegnare un cerchio perfetto, provando a ricongiungere il presente col luccicante passato. “Non è la paura a governarlo, ma solo l'irrequietezza, un'accresciuta percezione delle cose”, di quello che è il compito che il suo Maestro gli ha affidato. Un compito che Romelu vuole assolvere, un impegno morale verso Conte e i napoletani. Sui social, fino al 60’, lo stavano massacrando in tanti, poi a fine gara scopri che ha segnato 1 gol, il 3 in campionato, e fornito 2 assist, salendo già a 4. Chissà quando sarà al 100%, ma pure così mica è da buttare. Efficace come la chiamata di tua madre alla pizzeria, quando è in ritardo con la consegna. Sentenza.
Dieci ad un secondo tempo di Lobotka che è un Master in Scienza Applicata del Pallone, un viaggio nell’iperuranio del calcio. Fabregas ha quasi un orgasmo in stile Meg Ryan in ‘Harry ti presento Sally’ quando ne parla del post gara, dicendo che ne vorrebbe 11 in campo (rischiando di essere azzannato alla giugulare da Conte, che non riesce ad immaginarlo altrove). Stan illumina il percorso come un Maestro Zen con che indottrina i suoi seguaci con le sue massime: “La nostra vita è lo strumento mediante il quale compiamo esperimenti con la verità”. Già, esperimenti e verità che si fondono nel Napoli che non vuole lasciare nulla al caso, nella sua strada verso redenzione dopo l’annata disastrosa. In Lobotka c’è un pizzico d Miyagi ed una spolverata di Pai Mei: il maestro perfetto è servito. Sì, Sensei!
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