Città paralizzata, il ritorno di Cavani nella testa ed il nuovo esame per Dries e Lorenzo

(di Arturo Minervini) - Esami. Esami sempre. Esami per sempre. Ed ogni esame ha una ‘notte prima’, un’attesa che non finisce mai. Come quella cantata da Venditti una ‘Notte di sogni, di coppe e di campioni’. Due ieri si sono incrociati in maniera virtuale nei tunnel di un San Paolo avvolto da un silenzio spiazzante, quasi mistico in attesa del grande boato del giorno dopo. Cavani torna a Fuorigrotta, in quel tempio che lo reso grande come mai prima. Alle sue spalle una gigantografia di Dries Mertens, che lo osserva quasi incuriosito. Passato, presente e, chissà, magari futuro. In una foto 202 reti con la maglia del Napoli che si sommano, emozioni indelebili che si colorano nella testa. Edi è Dries, così vicini e così lontani. Così recettivi nel prendere le emozioni di Napoli e trasformarle in energia positiva. Edi è Dries uno vicino all'altro per 90 minuti.
È una notte da assaporare lentamente, un percorso trepidante con le mani che tremano. Napoli si ritrova ancora una volta a pulsare per l’azzurro, sognando una notte da infilare nella cassaforte della memoria e chiuderla a doppia mandata. Ancelotti è una vocina nella testa che quasi ti rincuora, i campioni del Psg uno spauracchio che ogni tanto ti fa sobbalzare dalla sedia e ti ricorda che la paura è un sentimento incontrollabile. Tra le strade quel senso di incertezza, quella strana lentezza che accompagna le giornate come questa. Tutti ne parlano, nessuno vuole sbilanciarsi più di tanto per paura di essere smentito. Le grandi notti da Campioni dei Campioni necessitano di un silenzio rispettoso, per preparare il cuore e la mente ad essere pronte a riversare tutto quello che hai in 90 minuti. Un concentrato a tratti sconcertante di emozioni, l’attimo da rincorrere per urlare ‘Gol’ prima di tutti gli altri.
È la notte di Dries. È la notte di Lorenzo. È la notte del record di Marek. È, soprattutto, una notte che Napoli attendeva da tanto, per provare ancora far festa, per mostrare al mondo intero che la Coppa dell’accoglienza è già stata assegnata da tempo, per informazioni si chieda ai tifosi del Psg che a casa probabilmente non ci vorranno più tornare. Scorre come una tartaruga questo tempo che ci separa dal calcio d’inizio, meraviglioso contrasto di una gara che sarà giocata a ritmi frenetici con le folate di Mbappè e Neymar, i guizzi di Lorenzo e Dries. Edi ritroverà quello stadio che è stato suo, che magari osserverà dalla panchina. Uno stadio che gli riserverà un tributo posticipato e magari un invito per il futuro prossimo. Ci sarebbe materiale per farci almeno quattro film. Un condensato di vita e storia frullato in quei maledetti novanta minuti. Ma quanto manca ancora?
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