Guido Clemente di San Luca a TN: "Chi vuole davvero bene al NapolI?"

Guido Clemente di San Luca a TN: "Chi vuole davvero bene al NapolI?"
domenica 25 agosto 2024, 13:00Esclusive
di Redazione Tutto Napoli.net
Quanto alla ‘cultura juventina’, c’è poco da opinare. Ognuno è padrone di aderirvi, liberamente. Ma non si può negarne l’esistenza.

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, commenta così il momento di casa Napoli.

"Com’è noto a chi mi conosce, non frequento i social, e ne sono orgogliosamente contento. Mi è stato riferito, però, che su Instagram è scoppiata una violenta polemica fra due persone per bene (una delle quali mi è cara più d’un fratello). Il che è testimonianza e conferma che fra i tifosi azzurri è in atto una vera e propria diaspora.

Un noto e stimato giornalista di lungo corso subisce un attacco di inaudita violenza verbale da parte di un suo collega, per essersi reso responsabile, ad avviso di quest’ultimo, di aver espresso opinioni troppo critiche sulla situazione delle relazioni interpersonali all’interno dell’organizzazione del calcio Napoli. Un professionista di indiscussa e preclara fama replica duramente in difesa della onorabilità professionale dell’attaccato, e in generale della libertà di espressione, a sua volta attaccando l’attaccante (l’uso reiterato dei vocaboli propri del lessico calcistico è ovviamente voluto)! Il confronto trascende, l’uno dando del maleducato all’altro, senza rendersi conto che era stato lui per primo ad essersi espresso in modo assai poco educato.

Riferisco dell’episodio perché – oltre a voler esprimere un forte auspicio affinché la questione si ricomponga, come si conviene fra persone di un certo livello – mi pare assai evidentemente sintomatico dello stato emotivo in cui versa l’intero popolo azzurro.

È bene intendersi. Nessuno ha la patente per stabilire quali siano le giuste modalità per essere amico del Napoli! Rema contro chi prova a ragionare sui fatti (obiettivi: li ho elencati nell’ultimo pezzo), oppure chi, nascondendoli anche a sé stesso, sceglie di difendere società ed allenatore, perché così aiuterebbe la barca a navigare? Per evitare il naufragio, non è forse necessario rendersi conto per tempo delle sue eventuali possibili falle? Perché mai mettere in guardia dai rischi che si corrono deve significare necessariamente «gettare veleno»? Chi sarebbe il «nemico in casa nostra»? Chi si ostina a voler raccontare quel che è sotto gli occhi di tutti, ovvero chi punta a edulcorarlo, se non nasconderlo, per evitare che si generi aumento del malcontento? Chi sarebbe il «cattivo maestro»? Ad ognuno la libertà di scegliere la linea che considera più opportuna. L’importante è che nessuno trasmodi, sfociando in epiteti chiaramente offensivi, non semplicemente sgradevoli.

Quanto alla ‘cultura juventina’, c’è poco da opinare. Ognuno è padrone di aderirvi, liberamente. Ma non si può negarne l’esistenza. È dato di realtà. E se si avverte del rischio di sposarla, altro non si fa che contribuire ad illuminare la consapevolezza di chiunque voglia fare delle scelte.

E anche di chi, purtroppo, scegliere non può. Giacché è costretto dentro un’odiosa ed insanabile contraddizione. Quella che sussiste fra un bene collettivo chiamato Napoli, e un bene individuale che, per ragioni giuridiche di diritto civile, è nella proprietà privata di chi il tifoso non può scegliere. È, dunque, sì tecnicamente improprio parlare di «regime», trattandosi di questione puramente gius-privatistica [a nessuno, infatti, è consentito sapere cosa accade nelle trattative mercantili, e nelle logiche degli affari: sono oscure per definizione]. Ma ove si consideri, anche solo per un attimo, la richiamata contraddizione, si capisce facilmente il senso dell’uso del termine ‘regime’: rispetto al bene collettivo ‘emozione azzurra’, la sua gestione privatistica ben può meritare d’esser qualificata come «di regime». A nessuno è permesso d’interferire nelle scelte del padrone.

Per quasi cinquant’anni di carriera accademica, mai ho parlato ex cathedra. Figuriamoci se lo faccio adesso, e trattando di pallone. Mai ho rinunciato, però, né mai rinuncerò, a dire quello che penso, finché Iddio mi darà la forza necessaria. Proprio quel pensiero che, da un lato, non mi fa portare il cervello all’ammasso, e, dall’altro, mi fa stare in enorme trepidazione per la partita di stasera.

Da lontano tiferò, come sempre appassionatamente. Tenendo separato il giudizio – fin qui, secondo me, correttamente critico – sui comportamenti contraddittori di società e allenatore. Soffrendo e imprecando ad ogni azione. E naturalmente sperando alla fine di gioire!"