Grassi, dall’insulto razzista al camper della Caritas: l’obiettivo azzurro ha una storia da raccontare

Grassi, dall’insulto razzista al camper della Caritas: l’obiettivo azzurro ha una storia da raccontareTuttoNapoli.net
© foto di Federico De Luca
martedì 19 gennaio 2016, 10:50In primo piano
di Mirko Calemme

Col passare delle ore appare sempre più probabile l’arrivo in azzurro di Alberto Grassi. Un affare da circa 10 milioni (di cui una cospicua parte sarà costituita da bonus), per assicurarsi uno dei profili con migliore prospettiva del campionato italiano: parliamo di un classe ’95 in grado di conquistare a pochi mesi dal suo esordio in A una maglia da titolare nella massima serie e disimpegnarsi con grandi risultati come mezzala nel 4-3-3 proposto quest’anno da Edy Reja.

Quantità, qualità e talento da vendere e soli 20 anni: il prototipo del colpo ideale di Aurelio De Laurentiis, che rimpiange ancora l’immensa occasione sfuggitagli dalle mani con Verratti. Grassi è un centrocampista dal sicuro avvenire e in azzurro avrebbe modo di inserirsi gradualmente alle spalle di Allan ed Hamsik. Oggi è  famoso in tutta Italia per le sue ottime prestazioni e l’interessamento degli azzurri, ma due anni fa saltò agli onori delle cronache per un episodio poco edificante.

Durante una sfida del campionato Primavera tra nerazzurri e Verona, Grassi si diresse a un avversario di colore con un inaccettabile “alzati, vu cumprà”. Una frase razzista che il responsabile del settore giovanile Favini provò a giustificare (“Il ragazzo rivolge lo stesso termine anche al compagno Bangal in maniera scherzosa”), ma che costò ben 10 giornate di squalifica e le pagine dei quotidiani nazionali.

Una sanzione pesante, dimezzata però grazie al ricorso presentato a titolo personale dal giocatore e dal suo agente, Ernesto Randazzo. Le giornate furono ridotte a cinque grazie all’impegno sociale del ragazzo, che collaborò per un paio di mesi con Fausto Resmini e la Comunità Don Milani. Una volta a settimana caricava il camper della Caritas e si recava in stazione, a Bergamo, distribuendo vestiti ai senzatetto o accompagnando in ospedale i bisognosi.

Un’esperienza che lo segnò: “Vivere la stazione – dichiarò all’Eco di Bergamo - ti aiuta a capire molte cose. Arrivare con il camper di don Fausto Resmini sul piazzale e aiutare queste persone mi ha messo di fronte a un mondo che non conoscevo e che ti spiega nuove fette di vita reale”. Ha sbagliato, si è pentito, ha compreso e, soprattutto,  pagato. Se facessero tutti così…