La storia siete voi: il Pampa Sosa
Ci sono persone che naturalmente si sentono attratte da un progetto, da una scelta di vita, da un città e da un popolo. Ci sono persone, poche, che vogliono imprimere la loro impronta nel cuore dei tifosi rinunciando a molto più che ad una misera Serie C dopo una Serie A raggiunta con tanti sacrifici e con il coltello tra i denti. Oggi parleremo di un calciatore storico, il primo tesserato nella storia del Napoli Soccer, l’unico Pampa Sosa.
Roberto Carlos Sosa nasce a Santa Rosa il 24 Gennaio del 1975 e giocare a calcio è fin da piccolissimo il suo sogno perché se vivi in una piccola cittadina dell’entroterra argentino non è che puoi prendere la spicchia perché di canestri non ne trovi neanche a pagamento, puoi semplicemente prendere un pallone e cercare di calciare in porta. Diciamo fin da subito che non gli riesce benissimo questo fondamentale, il tiro, perché i suoi piedini non sono proprio delicati ma il Pampa, soprannome derivato proprio dal luogo di nascita visto che Santa Rosa è la capitale della regione delle Pampas, cresce tantissimo, arriva a 192 cm di altezza e viene ingaggiato dalla squadra per cui farà sempre il tifo, il Gimnasia La Plata.
Ha 14 anni e si prospetta un grande futuro avanti a lui, il Gimnasia lo sostiene e gli fa fare tutta la trafila nelle giovanili fino a che nel 1995 gli viene data la grande chance in prima squadra. Lui non delude affatto le aspettative e prima della partenza per l’Italia si toglierà anche la soddisfazione di vincere il titolo di Capocannoniere del campionato argentino 1998 grazie ad una grandissima Clausura da 17 goal che regala il terzo posto alla squadra di La Plata. Questo è il suo terzo anno da professionista, l’esordio fu col botto grazie ai 5 goal in 9 partite ma il secondo anno fu messo da parte dal tecnico del Gimnasia.
Queste prestazioni, unite al suo micidiale istinto nel gioco aereo, convinceranno Pierpaolo Marino ad investire sull’allora 23enne Sosa e lo porterà all’Udinese.
Il rapporto con la città friulana è splendido e il suo primo anno è quello migliore in maglia bianconera sotto il profilo delle prestazioni grazie ai suoi 11 goal, (ne segnerà 15 due anni dopo), ma soprattutto grazie ai tantissimi assit e grazie alla completezza delle sue prestazioni: è un giocatore generosissimo che entra subito in partita, fa salire la squadra ed è prezioso in difesa sui calci piazzati perché si impone subito come uno dei migliori colpitori di testa d’Europa. L’anno dopo le prestazioni calano e regalano appena 6 gol al Pampa ma i goal di Sosa si pesano, non si contano e poi c’è la soddisfazione dell’esordio europeo conquistato per il terzo anno consecutivo grazie ad uno dei tridenti più forti della Serie A: Marcio Amoroso e Paolo Poggi.
Dopo aver concluso la già citata stagione da 15 gol il rapporto con i friulani si inceppa e viene ceduto prima al Boca Juniors, poi all’Ascoli ed infine al Messina dove con Arturo Di Napoli riuscirà a portare i siciliani in Serie A dopo 39 anni di assenza.
Una volta riconquistata la massima serie Sosa sconvolge l’Italia: rinuncia all’Europa dell’Udinese che lo aveva tenuto e decide di seguire Marino a Napoli, in Serie C.
Sosa arriva nel capoluogo campano dove oltre alle bellezze artistiche c’è poco altro visto che una volta giunto a Castelvolturno andrà col capitano Montervino a comprare canottine e palloni perché la società azzurra non ha nulla. Forse questo particolare è spesso sottovalutato ma quando Sosa giunse alla corte di De Laurentiis non c’era assolutamente nulla, il nulla cosmico, come prima del Big Bang.
Cominciato il campionato, superata l’emozione per quelle famose 50mila anime che incitavano degli illustri sconosciuti in un San Paolo che non sarà mai più accomunato a tal punto da un sentimento di rivalsa, il campionato stenta a decollaree il Napoli fallisce la promozione. Arriverà il prossimo anno in pompa magna e con uno stile di gioco che muterà definitivamente con Reja: passa da 10 a 6 gol annuali, che manterrà fino all’approdo in Serie A, ma diventa quello che nel basket si definisce 6°uomo: entra, spacca la partita e regala la vittoria.
In questo Sosa è inferiore solo a Julio Cruz in quegli anni e si lega indissolubilmente al pubblico partenopeo quando, in lacrime, esulta indossando la maglia con la scritta “Chi ama non dimentica” dopo aver segnato l’ultimo gol di un n°10 in maglia napoletana. Lui è l’ultimo ad aver segnato con quel numero magico. Lui è l’ultimo ad aver indossato quella maglia.
Oggi il Pampa è un apprezzato telecronista Sky ed ha concluso la sua carriera dopo aver provato l’avventura in C2 e in Svizzera, dopo essere tornato per due anni al Gimnasia.
Lo scorso anno lo ha passato in quel di Qualiano per allenare i bambini della “Scuola calcio Fabio&Paolo Cannavaro” perché chi sceglie Napoli non può farne a meno, diventa una droga e devi tornarci a cadenza regolare. Chi ama non dimentica, chi ha fatto la nostra storia partendo dal nulla assoluto avrà sempre un posto d’onore nei nostri cuori. Grazie di tutto Pampa!
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